È necessaria una svolta negli appalti pubblici. Ne ha parlato il 9 maggio Assofloro Lombardia con l’organizzazione a Milano del convegno “Appalti pubblici per la realizzazione, la gestione e la cura del verde” . Un momento di incontro con l’obiettivo di gettare le basi di un tavolo di lavoro corale, su fronti diversi, nell’interesse del verde che è e deve essere sempre più riconosciuto come un bene comune. Un patrimonio che impatta trasversalmente sulla salute, sul turismo, sulle infrastrutture. Per questo si deve ragionare in ottica strategica e pensare al verde come sistema che fornisce importanti servizi ecosistemici e che quindi è un valore, non un costo.
La data del 9 maggio 2018 potrà essere considerata l’inizio di un percorso che parte dalle esigenze di imprese e pubbliche amministrazioni per arrivare al governo. La volontà è quella di raccogliere le istanze di tutti gli attori coinvolti nella filiera del verde ed elaborare, con il supporto degli enti competenti, strumenti che abbiano come obiettivo ultimo quello di generare qualità nei servizi di gestione del verde pubblico. Qualità e sicurezza nell’esecuzione dei servizi devono essere parole chiave al centro dell’appalto pubblico e questo non è possibile con la logica finora applicata, ovvero il massimo ribasso. Di contro, allo stato attuale, anche l’aggiudicazione delle gare attraverso l’offerta economicamente più vantaggiosa presenta numerose criticità.
Svolta negli appalti pubblici del verde: il convegno del 9 maggio
Ad aprire i lavori, moderati da Emanuela Beacco, esperta di diritto amministrativo, è stato Fabio Rolfi, nuovo assessore ai sistemi verdi di Regione Lombardia che ha sottolineato quanto sia importante che gli amministratori locali acquisiscano gli strumenti per poter valutare un intervento di qualità. Pierfrancesco Maran, assessore al verde del comune di Milano, ha fatto riflettere, tra l’altro, sulla possibilità in alcuni casi di valutare una gestione privata del verde pubblico. Un’ipotesi che vede molto favorevole Massimiliano Atelli, magistrato della Corte dei Conti, a patto che la convivenza tra pubblico e privato non si traduca nella sottrazione totale dello spazio verde alla cittadinanza. Pubblico e il Privato possono e devono collaborare per trovare insieme le soluzioni e i percorsi per migliorare per migliorare insieme le città, a partire dalle aree verdi.
Ettore Prandini, vice presidente Coldiretti Nazionale e presidente Coldiretti Lombardia, ha toccato, tra gli altri, temi chiave come l’importanza della figura professionale di chi opera per il verde e l’aberrazione dell’istituto del subappalto che, tra l’altro, non favorisce quella vicinanza e conoscenza del territorio proprie delle imprese locali, importanti per la cura e corretta gestione del verde.
In merito alla figura professionale Nada Forbici, presidente Assofloro Lombardia e membro Cnffp, ma anche imprenditore del verde, in pieno accordo con Ciro degli Innocenti, ha parlato delle specificità del settore. Il florovivaismo ha peculiarità che non possono essere annegate nella logica dei General Contractors. Nada Forbici ha portato come esempi grandi opere come la Brebemi dove è evidente che il verde ha inciso meno del 2% nell’attribuzione delle risorse e l’auspicato e necessario effetto di mitigazione che dovrebbe avere sull’opera e il territorio non è scarso, è inesistente.
Paola Brambilla Pievani, avvocato e delegata WWF Italia per la Lombardia, ha introdotto il tema dei CAM negli appalti pubblici. I Criteri Ambientali Minimi dovrebbero essere introdotti in modo diffuso, perché è un paradosso che si parli sempre di più dell’importanza del verde ma che allo stesso tempo il verde venga ancora gestito con tecniche che impattano in modo negativo sull’ambiente. La conoscenza e la preparazione che portano a progettare correttamente un bando di gara, si traducono ad esempio nella gestione degli sfalci, non come rifiuti ma come risorsa. Gli interventi improvvisati o errati, dovremmo ormai averlo compreso, non sono solo un danno generico al verde come bene pubblico, ma un danno economico ad un patrimonio comune.
Non a caso, come ha spiegato Fabrizio Cerioni, pubblico ministero della Procura regionale per la Lombardia della Corte dei Conti, si parla di danno erariale. Perché i pubblici funzionari sono tenuti a tutelare e rispettare, quello che è patrimonio di tutti, tanto più quando si trova a gestire un bene che fa bene all’ambiente e ai cittadini.
Un’ampia visione sul codice degli appalti, e sulle opportunità offerte dal poter ricorrere alle buone pratiche, è stata fornita dalla professoressa Barbara Boschetti, esperto del consiglio di Anac.
Come migliorare le gare d’appalto del verde?
Innanzitutto occorre uscire da quella visione che vede contrapposte le imprese da un lato e le pubbliche amministrazioni dall’altro. È emerso più volte nel corso del convegno come sia urgente che i diversi attori della filiera collaborino, con lo scopo di fare chiarezza perché manutenzione del verde pubblico sia sinonimo di qualità, lavoro in sicurezza. E poi, è necessario un approccio strategico e integrato, guidato dalla consapevolezza che il verde è un bene comune e non deve essere considerato un costo, ma una risorsa, un patrimonio di tutti. E, da qui, l’importanza crescente di una sua gestione consapevole e che guardi alla qualità.
Il convegno ha segnato l’inizio di un percorso che, grazie anche al favore della crescente sensibilità verso il verde, approdi a risultati chiari e favorevoli. Fare sistema, continuare nell’opera di sensibilizzazione, fare tesoro delle buone pratiche, diffonderle e affermarle, interazioni positive tra pubblico e il privato in una visione strategica e ampia a favore del bene comune. Questi gli obiettivi che ci si è posti nell’organizzare questo convegno e che guidano un percorso che porterà le istanze di tutti gli attori coinvolti a conoscenza delle istituzioni.