Sgaravatti Group è nata nel 1820 prima dell’unità d’Italia, ha lanciato le vendite per corrispondenza nel 1864 e realizzato giardini per re e papi: attraversando due guerre mondiali ha partecipato alla ricostruzione dell’Italia, dall’Autostrada del Sole alla Costa Smeralda. Il racconto di questa azienda è un viaggio nella storia italiana: ne abbiamo parlato con Rosi Sgaravatti, presidente di Sgaravatti Group.
Come spiega il libro “La bellezza e il tempo”, scritto proprio per raccontare i due secoli storia di Sgaravatti, l’idea dell’azienda è nata nel 1790 a Natale e al figlio Benedetto Sgaravato, che curavano i giardini dell’abate Farsetti, con molte piante d’importazione dall’America e dal Regno Unito. Fu Angelo, il primogenito di Benedetto, che cambiò il cognome in Sgaravatti e fondò l’azienda nel 1820 a Padova con l’obiettivo di vendere piante e fiori.
Tra il 1820 e oggi, in duecento anni, è successo di tutto ma Sgaravatti ha sempre saputo cogliere le opportunità offerte dalle innovazioni. Riuscendo a diventare nell’Ottocento fornitore delle case reali e dei papi e nel Novecento un protagonista delle due ricostruzioni e del boom economico.
Oggi Sgaravatti Group ha sede in Sardegna e opera con tre divisioni, dedicate sia alla progettazione e realizzazione di giardini sia alla vendita diretta: Sgaravatti Land coltiva piante e fiori su 32 ettari di cui 10 coltivati a prato, 3 di serre e 19 di vivaio e con tre garden center a Cagliari, Capoterra (CA) e Arzachena (Porto Cervo). Per saperne di più abbiamo incontrato Rosi Sgaravatti, presidente di Sgaravatti Group.
Nel 1864 iniziano le vendite per corrispondenza
GreenRetail: Possiamo individuare le tappe salienti della storia di questa azienda nell’arco di questi duecento anni?
Rosi Sgaravatti: Abbiamo scritto un libro proprio per raccontare la nostra storia e spiegare come un’azienda possa arrivare a 200 anni. Siamo nati 40 anni prima dell’unità d’Italia e non è affatto semplice rispondere in poche parole a questa domanda. Pensiamo alle grandi guerre e alle tante crisi che ha attraversato l’Italia negli ultimi 200 anni. Scrivendo il libro e ripercorrendo la nostra storia ci siamo spesso domandati con che spirito siamo riusciti a sopravvivere attraverso tutte le disgrazie che sono successe in questi due secoli.
GreenRetail: Però la vostra storia è costellata anche di grandi intuizioni, come l’avvio delle vendite per corrispondenza nel 1864, primi nel mondo se non sbaglio: a voi i big dell’e-commerce vi allacciano le scarpe!
Rosi Sgaravatti: La nascita del telegrafo e lo sviluppo della posta aprirono nuove possibilità. Dobbiamo considerare che nel 1860 si mettevano a dimora le piante solo nel periodo invernale, non venivano coltivate in vaso. Inoltre c’era il problema del trasporto: si usavano i fiumi, le navi, il treno quando c’era. L’avvento di queste agevolazioni nelle spedizioni e la possibilità di contattare un pubblico più ampio li ha spinti a sperimentare le vendite per corrispondenza. Per ampliare le possibilità di vendita.
I primi cataloghi, che negli anni sono diventati sempre più belli, erano dei veri e propri manuali di giardinaggio. Dobbiamo pensare che alla fine del Settecento è iniziata l’importazione di piante dall’America tramite la Compagnia delle Indie e poi dall’Inghilterra e dalla Francia: prima nei giardini dei re e poi nei giardini dei borghesi si iniziavano a vedere le prime piante esotiche e c’era molta curiosità verso queste nuove specie. Quindi i nostri cataloghi, che presentavano tutte le nuove piante, erano uno strumento di conoscenza importante.
Nel Settecento le piante venivano importate e vendute per i grandi parchi dei nobili, dei re e delle persone più abbienti. Il giardino è sempre stato un luogo regale: tutti i grandi re hanno realizzato giardini, dai giardini di Babilonia a quelli di Ciro Il Grande fino a Versailles, con piante esotiche in mostra. Con la nascita della borghesia la richiesta è esplosa.
Oltre alle piante, vendevano per corrispondenza anche i semi, che producevano su diversi ettari di terreno, e le rose, che si potevano vendere a radice nuda e la spedizione era più facile.
GreenRetail: Sfogliando i cataloghi del 1860 si può vedere l’offerta dell’epoca. In cosa è molto differente rispetto a oggi?
Rosi Sgaravatti: Sono una memoria del tipo di rose che si utilizzavano, delle sementi e delle piante che venivano importate. Infatti ce li richiedono spesso per lo studio dell’evoluzione del florovivaismo e per capire quali fossero le piante maggiormente comperate nel corso degli anni.
Vediamo per esempio l’evoluzione delle rose antiche: una volta erano molto richieste quelle più profumate, ma che fioriscono una volta all’anno. Poi i clienti preferirono fioriture sempre più lunghe a discapito del profumo. Oggi invece si ritorna al profumo.
GreenRetail: Il catalogo è stato un grande successo e nel tempo si è molto evoluto. Le copertine degli anni venti realizzate da Dudovich e Codognato sono belle come quadri: avete inventato anche la comunicazione del verde…
Rosi Sgaravatti: Il primo catalogo dovrebbe essere del 1864: il primo numero che noi abbiamo è il nr 9 ed è datato 1873. Inizialmente era annuale, in seguito divenne semestrale. C’è stata una grande evoluzione, ma anche le prime copertine dell’Ottocento avevano disegni con piante esotiche molto ben curati, anche se non c’era ancora il colore. Hanno sempre capito che era importante unire la bellezza al nostro lavoro. Poiché i grandi architetti del paesaggio acquistavano le piante da loro, hanno subito instaurato collaborazioni con il mondo dell’architettura. L’evoluzione del catalogo è stata anche nella capillarità della distribuzione: arrivava davvero in tutta Italia. Inizialmente veniva regalato, in seguito costava 1 lira. Ma non era solo un catalogo: erano manuali con consigli di coltivazione. Abbiamo trovato delle guide sui tappeti erbosi o consigli per l’acquisto delle rose in base al colore o ai periodi di fioritura. Naturalmente anche informazioni sulle malattie delle piante.
La Filossera: la seconda intuizione
GreenRetail: A proposito di malattie delle piante, un’altra intuizione di Sgaravatti è la scoperta del rimedio alla Filossera, comparsa in Europa a metà dell’Ottocento e talmente diffusa da mettere in pericolo il patrimonio vinicolo italiano.
Rosi Sgaravatti: Tutto nasce dalla produzione di sementi, perché dovevano stare molto attenti alla fertilità del seme e di conseguenza alle possibili malattie. Perciò, per primi, aprirono all’interno dell’azienda un laboratorio di fitopatologia dedicato all’analisi delle malattie delle piante e dei semi: quando arrivò la Filossera la scoprirono subito e capirono come combatterla. Hanno importato per primi la vite americana, che è resistente alla Filossera, e impiantato su questa tutte le barbatelle per salvare i vitigni. La Filossera in Francia e in Italia distrusse quasi completamente il patrimonio vitivinicolo.
Verso la fine dell’Ottocento i nostri avi hanno venduto milioni di barbatelle, che hanno contribuito alla ricostruzione delle vigne in tutta Italia. Anche questo è stato un salto di qualità importante nella storia dell’azienda. Guadagnarono molto e acquistarono altri terreni. Arrivano ad avere quasi 300 ettari piantumati.
GreenRetail: Scrivendo il libro ha capito con quale spirito siete arrivati a 200 anni?
Rosi Sgaravatti: I fondatori avevano capito subito, all’inizio dell’Ottocento, l’importanza dello studio e infatti erano tutti laureati in agraria. Inoltre ognuno dei tanti figli aveva un settore molto specifico da sviluppare. La divisione e l’organizzazione del lavoro e un team affiatato dato dall’unione familiare si sono dimostrati importanti per questo lavoro. Inoltre erano anni più facili.
GreenRetail: In che senso?
Rosi Sgaravatti: Non c’era molta concorrenza. E dopo le varie guerre ci sono state le ricostruzioni, quindi con la realizzazione di strade, nuove case, nuovi giardini. Stiamo parlando di anni in cui c’erano molto lavoro e tante opportunità, rispetto ai nostri tempi in cui ci sono solo crisi.
Negli anni Trenta-Quaranta l’azienda ha iniziato a evolversi anche con altre filiali. A Pistoia, che è un polo florovivaistico per eccellenza, ma anche a Roma nel 1948 e poi Napoli, Torino e altre. Abbiamo sviluppato collaborazioni con i più importanti architetti romani e abbiamo lavorato per l’Autostrada del Sole.
Nel libro “La bellezza del tempo” scritto da Rosi Sgaravatti e Santi Romani per raccontare i due secoli di storia dell’azienda, troviamo molte foto d’epoca molto interessanti. La sede nel 1921. Il salone in cui si eseguiva l’innesto delle viti nel 1927. La spedizione fluviale delle piante. L’imballaggio e la spedizione delle radici di asparagi. Il piazzale dell’azienda dove si preparavano e imballavano le piante.
In Sardegna per la nascita della Costa Smeralda
GreenRetail: Da Padova come siete arrivati in Sardegna, la vostra sede attuale?
Rosi Sgaravatti: Siamo arrivati in Sardegna con la costruzione della Costa Smeralda negli anni Cinquanta- Sessanta. I grandi architetti che lavoravano lì collaboravano già con la nostra azienda e ci hanno coinvolti per la progettazione del verde.
Siccome allora si veniva in Sardegna solo con le navi, che richiedevano molto tempo, e il porto era solo a Cagliari, hanno pensato di realizzare un deposito di piante anche qui. Hanno comprato la terra e creato un vivaio: grazie al caldo e soprattutto alla luminosità potevano coltivare piante che fiorissero un pochino prima rispetto alle regioni del nord. L’idea era di arrivare prima sui mercati con le piante fiorite.
Questa famiglia è sempre stata attenta a precorrere i tempi e a prevedere come si possono sfruttare al meglio tutte le varie occasioni.
GreenRetail: Oggi operate con tre divisioni, ce ne parla?
Rosi Sgaravatti: Green Land si occupa di progettazione e realizzazione di giardini in tutto il mondo. Sgaravatti Geo è specializzata nella gestione del verde in Costa Smeralda. Mentre Sgaravatti Land è un produttore e gestisce tre garden center. Noi oggi produciamo molte delle piante che vendiamo nei garden center: così possiamo controllare la qualità e presentare piante sempre nuove senza essere schiavi del mercato.
Ovviamente non produciamo orchidee, ma tutta la macchia mediterranea la coltiviamo noi e poi molte delle piante fiorite che presentiamo nei garden center.
GreenRetail: La progettazione del verde è una caratteristica che lega tutti 200 anni della vostra storia. Cosa non è stato detto sull’architettura del verde?
Rosi Sgaravatti: La progettazione di un giardino è questione di cultura. Di cultura botanica ovviamente, ma non solo. È uno studio continuo, che dura per tantissimi anni, infatti i più bravi sono quelli che lavorano da almeno 40 anni. Perché dietro un progetto c’è una ricerca delle piante, una ricerca dei cromatismi e anche una ricerca letteraria, per dare un senso al giardino.
Realizzare un giardino non è solo creare un insieme di piante ma è come scrivere un libro: è una storia, che ha una trama e uno svolgimento nel corso degli anni. Il giardino si muove nel tempo, cambia colore e cresce. Un giardino avrà una sua storia nel tempo, anche tra 100 o 200 anni. Un progetto deve quindi prevedere lo sviluppo delle piante nel corso del tempo, la conoscenza delle piante che crescono meglio in un certo posto e quali piante aggregare insieme.
I garden center e il Covid
GreenRetail: I garden center che conosciamo oggi quando sono nati?
Rosi Sgaravatti: Storicamente hanno sempre fatto vendita al pubblico. Erano garden center molto lontani dal concetto che abbiamo oggi, ma erano bellissimi posti dove la gente andava a comprare le piante.
I garden center che oggi conosciamo sono stati aperti una ventina di anni fa. A Porto Cervo prima c’era solo la vendita di piante e progressivamente si è sviluppato il garden center che è oggi.
Vedo che è molto sentita l’esigenza di realizzare delle piccole scenografie in modo da rendere piacevole il luogo da visitare. Io credo invece che l’assistenza al cliente, la presenza di collaboratori preparati e capaci di indirizzare il cliente e dare consigli sui fitofarmaci e sulle piante sia molto molto più importante. Con la competenza si fidelizza il cliente. Oggi il consumatore è molto più preparato, non è sprovveduto e vuole sempre molto di più.
GreenRetail: Come avete reagito al Covid?
Rosi Sgaravatti: Come tutti: siamo stati chiusi e ci siamo attivati per le sanificazioni. Quando abbiamo riaperto abbiamo notato però che la gente aveva proprio una grande fame di verde. Davvero una buona risposta. Due mesi di fermo, specialmente a marzo e aprile, sono difficili da recuperare, ma siamo molto contenti di come poi la gente ha risposto.
Molti hanno piccoli cortili o terrazzi spesso abbandonati: essendo obbligati a lavorare a casa molti hanno avuto più tempo libero e si sono dedicati a piccoli lavori e anche a coltivare piccoli orti nel giardino o sul terrazzo. Hanno così scoperto che lavorare con il verde è terapeutico in tutti i sensi: essere circondati dal verde e dal bello fa bene allo spirito.
Più piante per il bene del pianeta
GreenRetail: Una maggiore presenza di verde nelle città è suggerita anche da molti studi per combattere il global warming. Voi che lavorate anche con gli enti pubblici, notate attenzione verso i temi ecologici?
Rosi Sgaravatti: Dire che le amministrazioni vadano verso l’ecologia mi sembra azzardato. A proclami sì, ma poi si bada più al costo che all’ecologia vera e propria. Il controllo della stabilità delle piante è un obbligo del Comune ma non viene fatto spesso. E anche la potatura: perché si fanno le capitozzature? Perché anziché potare frequentemente così fanno un solo intervento. Non si vuole pagare niente all’ambiente.
GreenRetail: Invece gli alberi possono essere la soluzione a molti problemi tipici italiani, come l’inquinamento da polveri sottili nelle grandi città, l’assorbimento della CO2 e anche il rinsaldamento dei terreni in caso di frane. Addirittura le fitotecnologie usano le piante per migliorare il suolo dei terreni inquinati.
Rosi Sgaravatti: Noi stiamo collaborando con l’Università di Cagliari proprio per il risanamento del suolo con le piante. Così come stiamo collaborando con l’Orto Botanico per divulgare la conoscenza delle specie aliene e l’invito a non coltivare quelle infestanti. Ci sono delle piante infestanti belle da vedersi ma che distruggono le dune, come il Carpobrotus, e non fanno crescere altre piante, come la Amophila arenaria che ha la capacità di stabilizzare le dune.
Tra poco faremo una mostra dedicata alle piante aliene: anche il melograno è una pianta aliena, ma non è infestante. Alcune sono utili mentre altre sono dannosissime, come per esempio l’Ailanthus, che si è diffuso in tutto il mondo distruggendo le altre piante autoctone.
Viviamo in un ecosistema fragile, specialmente in Italia, e andrebbe curato un pochino di più.