Promogiardinaggio da dieci anni analizza il consumatore di giardinaggio italiano. Abbiamo incontrato il suo presidente, Ugo Toppi, per capire come cambierà il gardening dopo la pandemia.
Fondata nel 2008, Promogiardinaggio è un’associazione no-profit per la promozione della cultura del verde in Italia, con la particolarità di essere una delle poche associazioni di filiera. Non avendo fini sindacali specifici, ma l’obiettivo di promuovere i consumi di giardinaggio a favore di tutte le imprese, Promogiardinaggio è aperta sia alle industrie del settore, italiane ed estere, sia ai rivenditori specializzati, principalmente garden center, centri diy e agri garden, sia al mondo dei “servizi”, come agenzie, altre associazioni o case editrici. Il nostro Gruppo Editoriale per esempio è associato a Promogiardinaggio.
Promogiardinaggio ha da sempre investito molto nelle attività di analisi sul consumatore italiano di giardinaggio e nel 2020 ha realizzato una interessante ricerca di mercato dedicata alle conseguenze della pandemia sui comportamenti degli hobbisti. Per saperne di più abbiamo incontrato Ugo Toppi, presidente di Promogiardinaggio.
Come cambierà il consumatore dopo la pandemia
GreenRetail: Da quando è nata Promogiardinaggio sono cambiati gli scenari di consumo e non solo a causa della pandemia. Come li registrate?
Ugo Toppi: Fin dalle prime riunioni con i soci abbiamo da subito evidenziato come il mercato del giardinaggio e del verde vivo soffrisse della mancanza di analisi e ricerche di mercato dedicate al consumatore italiano del verde. Abbiamo inoltre convenuto che un’associazione come Promogiardinaggio fosse il “mezzo” ideale col quale realizzarle: nessuna impresa del settore si può permettere di spendere 40-50.000 euro ogni anno per le ricerche. Lavorando invece come una rete di imprese, collaboriamo su questo fronte in modo che l’associazione si faccia carico degli oneri dell’attività di ricerca e tutti i soci ne possano fruire gratuitamente. Questa formula ci ha permesso in questi anni di sviluppare una serie di ricerche, che si sono rivelate molto utili per i soci per capire e misurare l’evoluzione del mercato negli ultimi dieci anni. Abbiamo realizzato due ricerche molto complete e impegnative dedicate al consumatore di giardinaggio, insieme a Nielsen: la prima del 2012 è stata ripetuta cinque anni dopo, nel 2017, per evidenziarne le differenze nel tempo. Poi abbiamo collaborato con Eurisko per una ricerca sul trend dell’orticoltura urbana, con Gfk per i monitoraggi dei consumi e quest’anno abbiamo realizzato uno studio molto particolare sui trend del giardinaggio, durante e dopo il primo lockdown, con la collaborazione dell’istituto di ricerca avanzata Kkienn. Tutte ricerche che tutti i nostri soci possono consultare gratuitamente.
GreenRetail: Come ha influito la pandemia sui consumi di giardinaggio? Che trend evidenzia la ricerca?
Ugo Toppi: Il distanziamento sociale e le limitazioni negli spostamenti hanno indotto oltre il 20% degli italiani a dedicare maggior tempo alla cura del giardino e del terrazzo, con una ricaduta ovviamente positiva sui consumi di un po’ tutte le categorie del gardening. Con lockdown, smart working e didattica a distanza le case sono diventate più “strette” e giardini e terrazzi si sono rivelati per molti una risorsa interessante: la famosa “stanza in più”.
I dati però più interessanti vengono dalle previsioni per il 2021: il 36% degli intervistati dedicherà più tempo rispetto al passato alla cura degli spazi verdi, il 20% aumenterà gli spazi dedicati al verde e alle piante coltivate, il 34% ha intenzione di “godersi” maggiormente l’oasi verde domestico, il 25% dedicherà più attenzione all’estetica degli arredi per il giardino e il terrazzo e il 22% ha dichiarato di voler spendere di più per questa passione nel 2021.
Molto utile anche la parte della ricerca dedicata ai trend anticipatori, ottenuta selezionando gli intervistati con una maggiore propensione all’innovazione, che offre una interessante visione sul futuro.
Fare giardinaggio fa bene
GreenRetail: Cosa evidenzia in particolare la ricerca?
Ugo Toppi: Per esempio la diminuzione della “relazione funzionale”, in cui la pianta è solo un mezzo per raggiungere un fine, come rendere più bella la casa o avere verdure coltivate biologicamente, a vantaggio di una “relazione espressiva”: nella quale la pianta è un fine in sé, oggetto di rapporto e di cura in quanto essere vivente. Un rapporto affettivo tra il coltivatore e le piante, che spesso sono diventate a tutti gli effetti “membri della famiglia”: un rapporto nel quale l’hobbista sente la responsabilità della cura della pianta e ricava soddisfazione personale dal suo benessere. Il benessere della pianta, quindi, è appagante anche per il coltivatore.
GreenRetail: Possiamo dire quindi che fare giardinaggio fa bene?
Ugo Toppi: Un po’ come è successo con gli animali domestici trent’anni fa, oggi le piante – sicuramente meno impegnative di un cucciolo – vengono accolte nelle famiglie con lo status di essere vivente. Se vogliamo, sono un modo per connettersi con la natura, sentirsi parte dell’ecosistema e contribuire a un mondo più sostenibile e “green”. Un approccio da sempre riscontrato nel pubblico femminile ma che nelle nuove generazioni coinvolge anche gli uomini.
Un aspetto che emerge dalle ricerche di mercato è la richiesta di informazioni da parte dei consumatori: per questa ragione nel 2021 avvieremo un’intensa attività di comunicazione con una costante presenza sui social anche con video e podcast.
Perché Promogiardinaggio?
GreenRetail: Quanto è difficile comprendere il ruolo di un’associazione come Promogiardinaggio, non sindacale ma dedicata esclusivamente alla promozione?
Ugo Toppi: Sinceramente più di quanto pensassimo nel 2008, quando con la collaborazione dell’associazione analoga francese Promojardin abbiamo avviato questo progetto anche in Italia. I colleghi transalpini, che hanno circa 140 soci e gestiscono un budget annuale di oltre 300.000 euro, ci dicono che in Francia le imprese non iscritte a Promojardin vengono guardate male dai colleghi: in Italia non dico che siamo all’opposto ma poco ci manca.
Abbiamo una forte rappresentanza dei fornitori del settore, per esempio nel comparto dei vasi e della difesa & nutrizione, ma stiamo lavorando su tutti i fronti. Visto che nelle nostre campagne promuoviamo un maggior uso delle piante, ci piacerebbe iniziare a collaborare anche con i fornitori di piante e le associazioni florovivaistiche.
GreenRetail: Perché un’azienda dovrebbe associarsi a Promogiardinaggio?
Ugo Toppi: È un’associazione no-profit utile alle imprese del mercato del gardening per sviluppare progetti condivisi. Le decisioni vengono prese dai soci in democratiche assemblee e in gruppi di lavoro aperti a tutti. Un’impresa che si associa oggi, per esempio, può entrare in possesso di un patrimonio di ricerche sul quale abbiamo investito oltre 150.000 euro. Inoltre l’associazione mette a disposizione dei soci un servizio di monitoraggio legislativo sui mercati coinvolti nel grande mondo del giardinaggio. Non ultimo dà la possibilità di confrontarsi con tutti gli attori della filiera, non solo quindi i propri fornitori e clienti ma anche settori collaterali e questo arricchisce le opportunità.
Ma sono molte le attività in cui è impegnata Promogiardinaggio: penso per esempio al lavoro a sostegno delle imprese coinvolte nel decreto sugli agrofarmaci Unp (uso non professionale – ndr), iniziato nel 2015 e forse poco visibile all’esterno. Insieme ad Agrofarma-Federchimica abbiamo già ottenuto una prima proroga dell’entrata in vigore del divieto, per poter procedere a una revisione dell’allegato tecnico. Sia per alleggerire le conseguenze, oggi devastanti, per le imprese del settore, sia per continuare a fornire ai consumatori i prodotti necessari per coltivare un giardino o un orto e consentiti in agricoltura biologica. Nell’ultima ricerca realizzata con Kkienn abbiamo analizzato verticalmente tutti i comparti e nell’ambito dei prodotti per la difesa abbiamo chiesto agli italiani come si comporterebbero in caso di divieto totale di ogni insetticida e fungicida: il 13% smetterebbe di curare l’orto o lascerebbe morire le piante, il 4% li comprerebbe online da un sito estero e il 19% li recupererebbe nel “mercato nero”. Non mi sembra una bella prospettiva.
Promogiardinaggio è quindi anche uno strumento a disposizione delle imprese del settore per difendere le proprie istanze in modo collegiale. Oggi tocca agli agrofarmaci, domani chissà. Anche se un produttore di agrofarmaci ha problematiche differenti da chi realizza vasi, tutti i settori sono collegati dalla stessa rete distributiva e dallo stesso consumatore: le criticità di un anello della catena generano inevitabilmente ripercussioni su tutto il mercato.
Le campagne di Promogiardinaggio
La prima campagna pubblicitaria di Promogiardinaggio è stata dedicata alla promozione dell’orticoltura domestica, con un messaggio un po’ provocatore. Era la primavera del 2009: mentre Michelle Obama inaugurava l’orto alla Casa Bianca, la pubblicità di Promogiardinaggio usciva su Repubblica e Corriere della Sera.
“La verdura del tuo orto non fa un metro”: era la primavera 2010 ed entrava nel linguaggio degli italiani il concetto di “km zero”. Nella campagna pubblicitaria di quell’anno, pubblicata su Corriere della Sera e Repubblica, Promogiardinaggio riporta l’attenzione sull’orticoltura domestica.
Nel 2010 Promogiardinaggio organizza un importante convegno scientifico dedicato all’uso delle piante per filtrare gli inquinanti indoor e realizza una campagna pubblicitaria dedicata alla promozione delle piante d’appartamento.