La cooperativa L’Ortofrutticola riunisce le produzioni di 600 imprese della piana di Albenga e le veicola per il 75% sui mercati internazionali. Anche grazie alle certificazioni Global Gap e Bio. Ce ne parla Luca Lanzalaco, responsabile del settore florovivaistico della cooperativa L’Ortofrutticola di Albenga.
Il nostro viaggio attraverso il florovivaismo italiano sostenibile e certificato ci ha portato ad Albenga (SV), dove dal 1941 opera la cooperativa L’Ortofrutticola che promuove e commercializza le produzioni di oltre 600 aziende associate, pari al 60% della superficie coltivabile della piana di Albenga. Imprese che conferiscono quotidianamente le loro produzioni orticole e florovivaistiche, tutte coltivate secondo le normative a basso impatto ambientale e molte certificate Global Gap (Good Agricultural Practice) e Bio con logo dell’Unione Europea.
Per saperne di più abbiamo incontrato Luca Lanzalaco, responsabile del settore florovivaistico della cooperativa L’Ortofrutticola di Albenga.
75% della produzione destinata all’estero
GreenRetail: Il nome “Albenga” è già un “brand” nel mercato florovivaistico e delle piante aromatiche…
Luca Lanzalaco: La piana di Albenga, oltre a essere la più grande della Liguria, è anche una zona altamente vocata per la produzione agricola, grazie alle particolari condizioni climatiche. Un retroterra fertilissimo in una grande piana alluvionale formata dal fiume Centa, che dall’epoca romana in poi ha dettato le sorti del territorio. Quindi c’è un profondissimo legame con il paesaggio. Con l’arrivo della ferrovia all’inizio del ‘900, siamo passati da una produzione di autosufficienza, circoscritta all’area ligure, all’agricoltura moderna. La cooperativa L’Ortofrutticola è nata a cavallo tra le due guerre mondiali proprio per espandersi all’estero.
GreenRetail: La cooperativa è nata per riunire le produzioni dei soci e centralizzare le attività di vendita?
Luca Lanzalaco: Sì, ma anche come gruppo d’acquisto. Per ottimizzare il potere contrattuale delle piccole aziende e minimizzare la frammentazione della richiesta. Ancora oggi esprime questa necessità.
La cooperativa ha tre settori: due sono commerciali di vendita, dedicati all’orticoltura e ai fiori e alle piante, mentre il terzo è rappresentato dai magazzini che riforniscono i fattori della produzione. Quindi il socio che vuole cominciare una produzione si può rivolgere a L’Ortofrutticola sia per l’inizio della produzione, sia per l’assistenza tecnica nel corso della coltivazione, sia per la vendita finale.
La cooperativa assorbe parte della produzione dei soci, a seconda delle tipologie, però veicola sia i prodotti orticoli, sia quelli frutticoli, sia i prodotti in vaso, che ormai sono la maggior parte della produzione negli ultimi trent’anni. Le piante in vaso, in particolare le aromatiche, hanno fatto conoscere la piana di Albenga in molti mercati del nord Europa. Dove dire “pianta aromatica” e dire “Albenga” è quasi la stessa cosa.
GreenRetail: Avete una grande offerta di ortaggi?
Luca Lanzalaco: Produciamo quattro ortaggi principali, che sono anche un po’ le bandiere della coltivazione albenganese e fanno parte del progetto Tipico Sì, iniziato due anni fa: il carciofo spinoso violetto, l’asparago violetto di Albenga, la zucchina trombetta e il pomodoro cuore di bue. Quattro ortaggi che nella loro totalità ricoprono anche tutto il periodo stagionale delle produzioni, che vengono naturalmente integrati dalle produzioni più classiche come cavoli, altri tipi di pomodori, ecc. Non avendo un’ampia area di produzione, preferiamo gli articoli di nicchia con un valore aggiunto legato alla tipicità, alla stagionalità e a caratteristiche organolettiche ben precise. Il monopolio sulle primizie e sulle orticole che aveva Albenga è legato al fatto che c’è un clima particolare, con un inverno mite e l’estate fresca, utile per arrivare sui mercati in anticipo rispetto ad altre produzioni. Ma con il cambio climatico e la globalizzazione…
GreenRetail: La cooperativa orienta anche la produzione dei soci per rendere più profittevole l’azienda?
Luca Lanzalaco: In una situazione utopica direi di sì. In realtà non è facile perché, con circa 600 soci, c’è una altissima frammentazione e non è semplice. Forniamo tutti gli strumenti per illustrare l’andamento generale del mercato, ma ogni singolo socio ha la libertà di decidere.
La cooperativa è un buon punto di riferimento per i soci, perché controlla una bella fetta di mercato del totale delle piante commercializzate sulla piana di Albenga e quindi può fornire delle indicazioni.
Le certificazioni biologiche e ambientali
GreenRetail: Perché avete deciso di puntare sulle certificazioni Bio e Global Gap?
Luca Lanzalaco: Precisiamo che, su 600 soci, le aziende biologiche non sono moltissime ed essere certificati ad Albenga è complicato, proprio per la frammentazione. Per chi ha terreni piccoli non è facile certificare le aziende, mentre quelle più strutturate hanno affrontato il passaggio al biologico, anche come scelta di vita.
Invece Global Gap, anch’essa una certificazione volontaria, è diventata determinante per entrare in determinati canali di vendita ed è stata accettata e introdotta più in larga scala. Le normative europee sono sempre più indirizzate verso il mondo dell’agricoltura integrata, del rispetto ambientale e del risparmio energetico: tutti fattori certificati da Global Gap e più semplici da adottare anche nelle piccole aziende.
GreenRetail: All’estero c’è una maggiore richiesta di questo tipo di marchi all’atto della selezione dei fornitori di piante?
Luca Lanzalaco: All’estero è indispensabile almeno Global Gap, perché ritengono che questa certificazione li tuteli in modo totale. All’estero chiedono già le certificazioni sulle emissioni di CO2 e le piante prodotte ad Albenga viaggiano su gomma.
Diversamente, in Italia, agli argomenti legati alla sostenibilità e al plastic free, forse per cultura, non viene riconosciuto un valore aggiunto. Vengono visti solo come un costo in più.
GreenRetail: Quanto valgono le esportazioni sulla vostra produzione?
Luca Lanzalaco: Il 70/75% della produzione albenganese va all’estero. Principalmente si tratta di piante aromatiche e alcuni fiori stagionali, come stelle di Natale, ciclamini e crisantemi. Vengono acquistate e commercializzate da gennaio a fine maggio, con picchi intorno a Pasqua che è il periodo tipico in cui nel nord Europa scatta la nuova stagione e tutti mettono in ordine i giardini e i terrazzi.
GreenRetail: I centri giardinaggio francesi e olandesi evidenziano la produzione nazionale delle piante e tra gli obiettivi dichiarati nei Report di Sostenibilità c’è l’intenzione di ridurre le importazioni. Cosa ne pensate?
Luca Lanzalaco: In Italia sono pochi i consumatori che chiedono piante certificate o coltivate in Italia. In paesi come la Francia, dove sono fortemente nazionalisti, i rivenditori ci tengono a sottolineare le produzioni nazionali. Noi puntiamo sulla qualità: all’estero la grande distribuzione prima di fare delle vendite specifiche prende delle campionature e le fa analizzare, proprio per garantire al consumatore un prodotto “pulito” e di qualità al momento dell’acquisto.
GreenRetail: Come giudicate l’andamento del mercato nel 2023 e quali aspettative avete per il 2024?
Luca Lanzalaco: Negli ultimi 2/3 anni le problematiche più grandi sono legate ai costi dei trasporti. Avendo un periodo di vendita così ristretto, potevano incidere molto sul buon andamento della stagione. Invece siamo riusciti a contenerli, con un’ottimizzazione dei carichi, ed è stata una buona stagione che ci ha permesso di mantenere i livelli di vendite dell’anno precedente.
Nel 2024 siamo partiti meno titubanti e con meno dubbi da parte dei clienti rispetto al 2023. Anche se nei primi due mesi abbiamo avuto un clima sfavorevole, con molte piogge in particolare nel nord Europa.
Però allo stesso tempo qui ad Albenga la produzione è ottima: grazie al clima mite le piante sono abbastanza in anticipo e abbiamo una qualità molto più alta rispetto all’anno scorso. Quest’anno siamo pronti sui blocchi di partenza per esaudire tutte le richieste che arriveranno nelle prossime settimane e contiamo di fare una buona stagione. In particolare cercheremo di sviluppare il mercato del nord Europa e dei paesi scandinavi. Lo scorso autunno abbiamo visitato dei clienti in Finlandia e in Svezia e abbiamo buone speranze. Sono mercati che iniziano più tardi, a causa del clima, ma sono molto sensibili e interessati alle piante in vaso, in particolare le aromatiche.