È praticamente bloccato il piano di sviluppo di Leroy Merlin in Italia a causa dell’incompetenza e della lentezza della burocrazia italiana. Sul Corriere della Sera di venerdì 14 febbraio, nelle pagine dedicate a Milano, Leroy Merlin Italia ha denunciato gli ostacoli della burocrazia italiana nell’approvazione dei piani di sviluppo commerciale. Un programma di investimento di 500 milioni per 25 negozi e 200 dipendenti è praticamente bloccato dalla burocrazia: del programma di Leroy Merlin, proposto nel 2015 per essere attuato nel 2020, solo 2 negozi hanno ottenuto l’autorizzazione. Il negozio già aperto a Roma e quello in costruzione ad Ancona.
Gli altri 23 negozi sono bloccati da una “infinita guerra di posizione con la burocrazia” – spiega il Corriere della Sera – che rischia di mettere in discussione tutto il programma d’investimento, già ridimensionato nel 2017, con il passaggio da 25 a 12 punti vendita. Anche in Francia e Spagna ci sono tempi “tecnici”, ma sono la metà di quelli italiani.
Bloccato il piano di sviluppo di Leroy Merlin: il caso di Campi Bisenzio
Il Corriere della Sera indica come esempio il caso di Campi Bisenzio in Toscana. Leroy Merlin aveva già firmato nel 2014 il preliminare per l’acquisto di un terreno di 15.000 mq e raccolto il parere favorevole del Comune di Campi. Ma l’area confina con il comune di Prato e in particolare con l’Interporto della Toscana Centrale, società a maggioranza pubblicata partecipata dal Comune di Prato e dalla Regione Toscana. L’interporto (che – fa notare il Corriere della Sera – chiude i bilanci in positivo solo grazie ai contributi pubblici) vorrebbe svilupparsi nella stessa area individuata da Leroy Merlin e fa una Via (Valutazione di Impatto Ambientale) che ottiene l’approvazione dei Ministeri dell’Ambiente e dei Beni culturali. Il risultato: tutto fermo da 5 cinque.
“Da parte mia ho sempre pensato che il piano di sviluppo di Leroy Merlin possa coesistere al fianco dell’interporto – ha spiegato Emiliano Fossi, sindaco Pd di Campi al Corriere della Sera -. Potenziare l’intermodalità è di interesse pubblico. Ma un Comune ha il sacrosanto diritto di fare una sua programmazione di sviluppo del territorio”.
“Sono passati due anni da quando ci è stato dato uno stop per dare la priorità a un ipotetico ampliamento dell’interporto su cui ancora non è stato fatto nulla – spiega amareggiato Massimo Veronesi, direttore dello sviluppo immobiliare di Leroy Merlin Italia, al Corriere della Sera -. Il nostro progetto era concreto e costoso. Prevede 160 assunzioni e un miglioramento della viabilità. Tutto questo dimostra ancora una volta le enormi difficoltà di tante aziende che vorrebbero investire in Italia, ma si ritrovano a lottare con quella che impropriamente definiamo burocrazia”.
“Nessuno pretende che le amministrazioni autorizzino nuove aperture indiscriminatamente – ha spiegato Claudio Gradara, presidente di Federdistribuzione, al Corriere della Sera -. Si vorrebbe semplicemente che i sì restassero sì, che i progetti avviati non vengano continuamente rimessi in discussione. La grande distribuzione potrebbe recuperare aree cittadine dismesse. Ma qui gli iter autorizzativi sono ancora più complicati. Un tavolo semplificazioni è aperto al Ministero dello Sviluppo economico, speriamo in qualche risultato”.