Come è andato il mercato del giardinaggio nel 2023 e quali sono i trend emergenti? Approfondiamo i temi dell’intervento del nostro direttore, Paolo Milani, al 12° Congresso nazionale dell’Associazione Italiana Centri Giardinaggio (Aicg).
Il giardinaggio nel 2023: il mercato dopo la pandemia
Mi hanno chiesto di relazionare la platea sull’andamento del mercato del giardinaggio italiano nell’ultimo biennio “post pandemico”. Ho accettato, ben sapendo che non esiste una risposta precisa, cioè matematica, a questa domanda. In Italia infatti le vendite dei prodotti per la fruizione degli spazi verdi non vengono analizzate da alcun istituto di ricerca nella loro globalità. Il problema nasce dal fatto che il “giardinaggio” è un macro-mondo che comprende numerosi mercati, dalla A di abbigliamento per giardino alla Z di zappa: alcuni oggetto di analisi annuali, altri no. Inoltre sono tanti anche i canali distributivi coinvolti: a seconda della merceologia e del bacino d’utenza, i centri giardinaggio si trovano a competere con le agrarie, le fiorerie, i centri bricolage, le ferramenta, i negozi di mobili (come Ikea), i pet shop e naturalmente tutta la Gdo, con presenze dei “reparti giardino” ormai “fisse” nei super, negli iper e nelle offerte promozionali dei discount. Il sell out di alcuni canali viene rilevato e analizzato: grazie a GfK conosciamo i consumi dei centri bricolage, delle ferramenta e degli ipermercati (dal 2024 anche dei discount). Ma altri canali altrettanto importanti, come le agrarie, i garden center o le fiorerie, sfuggono alle ricerche di mercato.
Per queste ragioni non esiste una risposta esatta sull’andamento delle vendite di giardinaggio nel 2022 e 2023. Possiamo però evidenziare alcune informazioni certe: “pezzi di un puzzle” che insieme non sono sufficienti per completare il quadro, ma ci permettono di capire se si tratta di un paesaggio o di una natura morta.
2020/2023: sulle montagne russe
Per capire l’andamento delle vendite nello scorso anno, dobbiamo inserirlo nel contesto storico dell’ultimo quadriennio. Fin dal principio, nel febbraio 2020, con lo scoppio del Covid e la chiusura dei negozi che sembravano presagire una catastrofe: una preoccupazione testimoniata dai tanti appelli a pagare la filiera, stile #iopagoifornitori. Invece, proprio grazie ai lockdown e all’impossibilità di uscire di casa o dal proprio comune, regione o “zona colorata”, il mercato del giardinaggio ha beneficiato di una esplosione dei consumi che ha avuto il suo apice nel 2021. A detta di molti un anno da record e difficile da eguagliare. Gli italiani, impossibilitati a spostarsi e con maggior tempo libero, hanno investito sulla casa, terrazzi e giardini compresi, spesso trasformati in una “stanza in più”.
Dopo il picco del 2021 e il ritorno alla libertà di viaggiare, era facilmente prevedibile che nel biennio successivo le vendite avrebbero intrapreso una curva discendente. Come forse è normale che sia: gli italiani che nel tempo libero amano viaggiare o praticare sport hanno diminuito la spesa per la casa e sono tornati a investire sulle proprie passioni.
Ma non è così semplice come sembra. Perché dopo il Covid tutta l’economia è stata travolta da eventi “esterni” che inevitabilmente condizionano anche il mercato del giardinaggio. Alludo agli aumenti dei prezzi delle materie prime e dei trasporti in seguito al Covid, seguiti dall’invasione russa dell’Ucraina con le conseguenti tensioni sui prezzi dell’energia, la spinta inflattiva che nel 2023 ha ridotto il potere d’acquisto di molte famiglie e oggi il conflitto in medio-oriente. Una sorta di “stress test” che non è ancora finito. Non stupisce che le famiglie siano meno disposte a spendere per un bene voluttuario come i fiori e le piante.
Senza sottovalutare, infine, una meteorologia che nel 2023 non ha certo aiutato le vendite di piante e giardinaggio, con una primavera particolarmente fredda e piovosa.
Come è andato il giardinaggio nel 2023?
Pur in mancanza di un “quadro” generale, possiamo partire dalle tendenze di alcuni mercati che sono ben rilevati.
L’associazione Comagarden promuove da anni il rilevamento dei consumi Morgan dedicato alle macchine per il giardinaggio, il comparto più importante in termini di fatturato insieme all’arredamento per esterno. I dati aggiornati al terzo trimestre 2023 indicano una diminuzione del -12% dei volumi di vendita con una previsione per fine anno del -7%. Considerando gli aumenti di prezzo possiamo ipotizzare che il fatturato sia stabile.
Le vendite di substrati, un altro prodotto “base” di un centro giardinaggio, dopo il picco del 2021 sono gradualmente diminuite nel 2022 e nel 2023 tornando ai livelli pre Covid. Nel 2023 si stima che il giro d’affari sia calato di circa il -5% a fronte di una flessione dei volumi vicino al -10%.
Il giro d’affari dei fertilizzanti è calato di circa il 7% nel 2023 mentre la “difesa chimica” – quindi insetticidi e fungicidi per le piante – ha perso oltre il 45% a causa dell’entrata in vigore del noto decreto 33/2008. Parallelamente c’è un’importante crescita delle soluzioni biologiche, ma il giro d’affari non copre le perdite. Crescono anche i consumi di rodenticidi e Pmc.
Come sono andati i canali?
Le vendite dei centri bricolage sono analizzate da molti anni da GfK e sappiamo che il comparto del giardinaggio vale circa l’11% del giro d’affari totale. Nel 2022 il segmento del giardinaggio ha segnato una leggera flessione di fatturato (-0,1%) che cela un calo dei volumi a causa dell’aumento dei prezzi. Nel 2023, ma i dati sono aggiornati a novembre, a fronte di un aumento generale del +1%, il segmento del giardinaggio ha segnato un -7%.
Per capire come sono andati i garden center, ho chiesto un aiuto all’amico Paolo Montagnini che dal 2020, in concomitanza con l’inizio del Covid, realizza un Osservatorio Garden mensile volto a misurare alcuni fattori chiave del punto vendita. I centri giardinaggio che condividono i dati hanno il vantaggio di ottenere dei report mensili. Non si tratta quindi di una ricerca vera e propria, ma conoscendo Paolo Montagnini so che è un dato sicuramente ben ponderato e frutto dell’analisi di molti tra i più importanti garden center italiani.
L’Osservatorio Garden di Studio Montagnini evidenzia per i centri giardinaggio un aumento dei ricavi del 7% nel 2023, spinto da una crescita dei prezzi mediamente dell’8/10%. Rispetto al 2022 il cliente è tornato nei garden center e l’affluenza risulta in aumento. Ciò nonostante, i volumi sono in leggero calo, perché il carrello si è alleggerito a causa dell’inflazione e del minor potere d’acquisto. C’è una spesa molto più attenta.
La crescita del 7% del mercato è viziata da listini “gonfiati” e per i garden center non è semplice misurare l’impatto di tutti gli aumenti subiti. Non va escluso che alcuni garden center non siano riusciti a trasferire tutti gli aumenti sui prezzi al pubblico, con una conseguente riduzione dei margini nel 2023.
I trend emergenti del giardinaggio nel 2023: le luxury plant
Gli incrementi dei prezzi medi non sono causati solo dall’inflazione ma anche dalla crescita dei prodotti premium. Non dimentichiamo che un centro giardinaggio è un negozio iper-specializzato con ambizioni emozionali: se il cliente prende l’auto per recarsi in un garden center è perché cerca ampiezza d’offerta e prodotti esclusivi. Se cercasse il “prezzo”, andrebbe al supermercato o accenderebbe il pc.
L’ultima ricerca dedicata al consumatore italiano di giardinaggio post-pandemico, presentata lo scorso novembre da Promogiardinaggio, evidenzia una buona parte di clienti definiti “esteti”. Cioè persone che coltivano le piante per far colpo sugli altri e come motivo di ammirazione e perciò sono spesso aggiornate sulle ultime tendenze. Si tratta in larga misura di giovani famiglie under 44, spesso senza figli, con un livello di istruzione e reddituale elevato e dedite soprattutto alla coltivazione delle piante in casa e sul terrazzo.
L’Europa è attraversata da un fenomeno di tendenza che potremmo definire delle luxury plant: cioè piante d’appartamento rare e con foglie molto particolari, spesso varietà di Alocasia, Philodendron, Calathea o Maranta, vendute a prezzi esorbitanti: fino a 190 euro per una Monstera variegata in un vaso da 17 cm. Nei garden center europei che hanno scommesso su questo tipo di piante, spesso vengono esposte “sotto chiave” o con evidenti cartelli che invitano a non rubare rami e foglie per farne talee.
In Germania nel 2023 è stata riscontrata una diminuzione dei diametri dei vasi (fonte Ami Agrarmarkt Informations): un modo per applicare la shrinkflation al verde vivo e contenere i costi di produzione.
Esempi interessanti di negozi che puntano sulle luxury plant ci sono anche in Italia, come il sito The Cool Plant Shop di Roma.
Da addetto alle vendite a personal shopper
Gli “esteti”, come abbiamo detto, sono giovani under 44 che, essendo spesso nativi digitali, hanno un approccio all’acquisto che inevitabilmente passa dal web e dai social. Per vendere luxury plant dobbiamo essere convincenti e rassicurare i clienti, offrendo un rapporto più personale e diverso dalla semplice esposizione di una pianta su un bancale. Chi acquista un prodotto di lusso si aspetta un’assistenza all’acquisto: un personal shopper.
I social che si stanno affermando negli ultimi anni, Instagram e soprattutto Tiktok, si prestano particolarmente a stringere un legame diretto con i clienti, con l’obiettivo di stimolare l’attenzione sulle novità e tranquillizzarli allo stesso tempo sulla facilità di coltivazione.
I garden center hanno l’occasione di diventare i migliori influencer e personal shopper all’interno del proprio bacino d’utenza. Molti centri giardinaggio italiani stanno già sfruttando questa risorsa, con i direttori e gli addetti alle vendite che presentano personalmente le piante e forniscono i migliori consigli per la loro sopravvivenza. Esperti che i clienti possono incontrare nel punto vendita e ai quali possono sottoporre il proprio problema botanico personale: un tipo di rapporto che Amazon non offre. Esempi come Vivai Le Georgiche di Brescia e Sime Garden di Napoli sono modelli da seguire in questo senso.
Quanto sei sostenibile?
Ogni azienda esercita un impatto sull’ambiente e sono certo che tutte le imprese, centri giardinaggio compresi, in questi anni stanno studiando o adottando soluzioni per ridurre la propria produzione di CO2.
Bene: è ora di manifestarlo pubblicamente e di comunicare ai clienti l’attenzione dell’azienda verso la sostenibilità, elencando i risultati già ottenuti e gli obiettivi futuri che ci siamo posti per diminuire l’impatto dell’azienda sull’ambiente.
In Europa moltissimi garden center hanno adottato questa strategia ed evidenziano nell’home page dei loro siti web le sezioni dedicate agli “impegni sostenibili”.
La francese Truffaut ha realizzato un report – scaricabile a questo link – nel quale elenca le aree di intervento (l’uso delle risorse, i clienti, i fornitori, i collaboratori, le comunità locali, ecc.) e analizza i risultati ottenuti e gli obiettivi per il futuro. Per esempio evidenzia il 72% di piante coltivate in Francia e l’89% di piante certificate con almeno uno dei tanti marchi riconosciuti nel paese (Mps, Plante Bleue, Label Rouge, Agriculture Biologique e Fleurs de France). Oltre alle certificazioni dedicate alla sostenibilità, come Mps e Plante Bleue, in Francia sono molto utilizzati anche i marchi che certificano il “made in France”.
Anche la catena olandese Intratuin ha un’ampia sezione all’interno del proprio sito dedicata agli impegni verso la sostenibilità e realizza un Rapporto di Sostenibilità, consultabile a questo link. Le piante sono certificate Mps o Skal Global Gap, il legno è tutto certificato Fsc e Pefc, i prodotti per la difesa sono biologici al 100% e vengono utilizzate fonti di energia sostenibili, con pannelli solari nelle varie sedi e l’acquisto di energia eolica europea. Entro il 2025 si sono posti l’obiettivo di avere il 100% di plastica riciclata. Anche Intratuin evidenzia il 70% di piante proveniente dai Paesi Bassi: il resto viene dall’Europa. La valorizzazione delle produzioni italiane e del made in Italy andrebbe enfatizzata maggiormente anche nei punti vendita italiani.
In questi giorni ho analizzato i siti di oltre 500 centri giardinaggio italiani e ho trovato solo 3 attività che indicano nella home page il proprio impegno verso la sostenibilità: sono Rosaflor di Vicenza, Floricoltura Roncador di Trento e Vivai Zanella di Vicenza.
L’intelligenza artificiale
Il 2023 ha segnato anche l’ingresso dell’intelligenza artificiale nella vita di tutti: in particolare i chatbot che sfruttano l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico, come Chat Gpt, Google Gemini o Perplexity. Oggi forniscono risposte poco affidabili, specie in fatto di giardinaggio, ma entro cinque anni saranno sicuramente perfezionati, in assenza di limiti legislativi.
Per un punto vendita l’evoluzione dell’intelligenza artificiale è interessante non tanto per i chatbot quanto per la grande velocità di calcolo e di analisi di dati complessi. Oggi non è semplice far dialogare i tanti dati raccolti in una giornata in un negozio: le battute di cassa, le informazioni della carta fedeltà, le vendite dell’e-shop, i carrelli abbandonati, le interazioni con le newsletter, quelle sui social, ecc. Le funzioni dell’intelligenza artificiale stanno già entrando in molte applicazioni che i negozi utilizzano quotidianamente, come Shopify, Prestashop, Magento, Mailchimp, Mailup, ecc. Presto sarà l’intelligenza artificiale a suggerirci quali azioni di vendita e promozioni effettuare, con quali prodotti e su quali target di clienti.