Il trend del pet food sembrano seguire quelli che emergono nel food umano. Lo spiega l’Osservatorio Immagino Gs1 Italy che ha rilevato nel mercato del pet food trend simili a quelli del food umano: italianità, rich-in, free from e sempre più sostenibilità. Quando devono scegliere l’alimentazione per i propri beniamini, gli italiani stanno infatti premiando i prodotti realizzati in Italia, attenti alla sostenibilità e spesso “free from” (cioè senza qualcosa: senza zuccheri, senza additivi, ecc.).
I trend del pet food sono simili a quelli dell’agroalimentare
È quanto emerge dalla nuova edizione dell’Osservatorio Immagino di Gs1 Italy e dal dossier speciale dedicato al petfood per cani e gatti. Un mercato che in GDO vale 767 milioni di euro con prezzi al consumo.
“Giunti alla decima edizione dell’Osservatorio Immagino, abbiamo pensato fosse arrivato il momento di estendere l’analisi anche all’alimentazione dei più diffusi e amati animali domestici – ha spiegato Marco Cuppini, research and communication director di Gs1 Italy -. E abbiamo affrontato il mondo del pet food con lo stesso approccio metodologico innovativo che caratterizza l’Osservatorio Immagino: ossia rilevando le informazioni e i claim presenti sulle etichette dei prodotti per cani e gatti, allocandoli nei trend strutturali che stanno segnando il mondo del food e incrociandoli con i dati Nielsen sulle vendite in supermercati e ipermercati. In questo modo siamo riusciti a mettere a fuoco l’evoluzione dell’offerta e della domanda nel petfood”.
Il paniere più consistente, per numero di referenze e per valore delle vendite, è quello dei prodotti arricchiti, detti “rich-in”: complessivamente superano i 453 milioni di euro di vendite (59,1% del totale nutrizione cane e gatto) e mostra una crescita annua di +1%. Nove i claim individuati sulle etichette di 1.774 prodotti arricchiti: “con vitamine” è il più importante in termini di numero di prodotti e giro d’affari, seguita da “Omega 3-6” e “con proteine”. Si contraggono invece le vendite di alimenti “con carne/pesce fresco” (-12,6% nei 12 mesi rilevati), pur restando ancora molto diffusi (353 prodotti, pari al 10,2% di quota).
I prodotti “free from” hanno invece superato il giro d’affari di 435 milioni di euro (+2,8% annuo) su 1.557 prodotti. Cinque i claim rilevati dall’Osservatorio Immagino sulle etichette dei prodotti destinati a cani o gatti: il più diffuso e importante per giro d’affari è “senza coloranti”, mentre quello a maggior crescita annua è “grain free/low grain” (+21,4% in termini di vendite).
Il vero fenomeno del momento nel pet food è però l’affermazione dell’italianità dei prodotti come valore determinante per le scelte d’acquisto in supermercati e ipermercati italiani.
“Analogamente a quello che vediamo nel mondo del food, anche per nella nutrizione di cani e gatti cresce l’importanza dei prodotti che indicano la loro italianità in etichetta – prosegue Marco Cuppini -. Le 486 referenze inserite in questo paniere dall’Osservatorio Immagino hanno aumentato le vendite del 17,7% in un anno, sfiorando i 56 milioni di euro in ipermercati e supermercati italiani”.
Quattro i claim e i pittogrammi individuati: la bandiera italiana è il più usato, mentre l’indicazione “Prodotto in Italia/Made in Italy” è il più dinamico, con vendite in crescita di +36,7% nell’arco dei 12 mesi.
Anche la sostenibilità è stata individuata sui pack con 13 claim e certificazioni green, riunibili in 3 panieri tematici: i prodotti ottenuti nel rispetto degli animali (135 milioni di euro e +37,4%, ma lo slogan “no cruelty” è cresciuto del 59,5%), quelli provenienti da allevamenti e agricoltura sostenibili (oltre 134 milioni di euro e -0,9%) e quelli che usano in modo sostenibile le risorse.