I garden center possono consegnare a domicilio: in queste ore stiamo ricevendo molte segnalazioni in merito a interpretazioni restrittive da parte delle amministrazioni locali ed è giusto fare un po’ di chiarezza.
Il nuovo decreto Cura Italia del 22 marzo non riguarda le attività commerciali: nell’art 1 al comma 1 lettera A è infatti scritto “Resta fermo, per le attività commerciali, quanto disposto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 marzo 2020 e dall’ordinanza del Ministero della salute del 20 marzo 2020”. Quindi dire che il nuovo decreto ha modificato le regole, non è esatto.
I garden center possono consegnare a domicilio: il vademecum dell’Associazione Florovivaisti Italiani
Questa mattina anche l’Associazione Florovivaisti Italiani lo spiega in un Vademecum, ricordando che “resta attiva la vendita a distanza per chi è abilitato a questa tipologia di commercializzazione per la quale, ricordiamo, va fatta dichiarazione di inizio attività al Comune dove ha sede l’azienda”. Riportiamo il Vademecum qui sotto.
Precisiamo solo che i garden center possono rimanere aperti per vendere al dettaglio gli articoli di prima necessità (DPCM 11-3-2020 allegato 1), come i prodotti per animali domestici, gli alimenti biologici per umani o il pellet per il riscaldamento (per chi li ha ovviamente). Naturalmente rispettando le norme igienico-sanitarie e transennando gli altri reparti.
Le spiegazioni del Governo
Troviamo conferma anche nel sito del Governo nella guida “Io resto a casa, domande frequenti sulle misure adottate dal Governo”.
Nella sezione “pubblici esercizi e attività commerciali” alla domanda nr 3 che recita “I negozi e gli altri esercizi di commercio al dettaglio che vendono prodotti diversi da quelli alimentari o di prima necessità (elencati nell’allegato 1 al Dpcm 11 marzo 2020) e che quindi sono temporaneamente chiusi al pubblico, possono proseguire le vendite effettuando consegne a domicilio?”, la risposta è: “Sì, è consentita la consegna dei prodotti a domicilio, nel rispetto dei requisiti igienico sanitari sia per il confezionamento che per il trasporto, ma con vendita a distanza senza riapertura del locale. Chi organizza le attività di consegna a domicilio – lo stesso esercente o una cd. piattaforma – deve evitare che al momento della consegna ci siano contatti personali a distanza inferiore a un metro”.
Fra l’altro nella domanda nr 4 ribadisce che “Le attività di commercio al dettaglio restano disciplinate dall’allegato 1 del Dpcm 11 marzo 2020″. Quindi non è vero che il decreto del 22 marzo abbia modificato qualcosa, come invece sostengono alcune amministrazioni locali.
Trovate tutto a questo link: www.governo.it/it/faq-iorestoacasa.
Il chiarimento della Regione Piemonte
Se non bastasse, anche la Regione Piemonte ha pubblicato un comunicato per chiarire alcuni aspetti del Dpcm del 22 marzo nel quale scrive “Resta fermo quanto previsto del Dpcm 11/03/2020. Sono, quindi confermate le consegne a domicilio per tutti i settori merceologici purché nel rispetto dell’osservanza delle norme igienico sanitarie”.
Il pdf dei chiarimenti della Regione Piemonte lo potete scaricare qui.
La problematica è in continua evoluzione e questa mattina nell’incontro del Governo si parlerà anche di agricoltura e di florovivaismo: continuate a seguirci (anche sulla pagina Facebook e Linkedin) e vi terremo aggiornati tempestivamente.