Stamattina Fiera di Parma ha presentato il progetto di Flormart 2022 nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Roma presso l’Hotel Quirinale, che ha visto la partecipazione del ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Stefano Patuanelli e dei vertici delle principali associazioni florovivaistiche, come Luigi Pagliani neo presidente di Anve (Associazione Nazionale Vivaisti Esportatori), Aldo Alberto presidente dell’Associazione Florovivaisti Italiani (Cia Confederazione Italiana Agricoltori), Giordano Emo Capodilista vice presidente di Confagricoltura e Mario Faro in rappresentanza di Coldiretti.
Flormart 2022: “Flormart diventerà quello che Cibus è per l’agroalimentare”
La 71esima edizione di Flormart di Padova, la più antica manifestazione dedicata al florovivaismo in Europa nata nel 1974, sarà la prima sotto la nuova gestione di Fiere di Parma, nota per fiere come Cibus, che curerà il rilancio e lo sviluppo della mostra padovana per le prossime dieci edizioni. Si svolgerà a Padova dal 21 al 23 settembre 2022.
“Abbiamo accolto con entusiasmo la sfida di costruire una nuova piattaforma per il supporto del made in italy – ha spiegato Antonio Cellie, Ceo di Fiere di Parma nel corso della conferenza stampa -; dopo l’alimentare e il meccano-alimentare anche il florovivaismo è un settore strategico per Fiere di Parma. Flormart diventerà quello che Cibus è per l’agroalimentare italiano, ovvero un evento iconico per le imprese e i distretti del settore che nel nostro Paese sono i protagonisti di uno straordinario saper fare”.
La fiera vedrà una significativa presenza di buyer internazionali grazie anche alla collaborazione con Ice Agenzia: “Oggi, in questo scenario così difficile, è più che mai necessario fare sistema per essere vicini a tutte le imprese – ha spiegato Carlo Ferro, presidente di Ice Agenzia –.Nell’ambito del Patto per l’Export, Ice è attiva con 19 nuove azioni, 19 servizi che tre anni fa non c’erano nei campi del digitale, dell’e-commerce, della formazione, della protezione del made in Italy. E nello specifico di Flomart, supportiamo la prossima edizione con numerose attività promozionali e con un incoming di 90 operatori provenienti da 32 Paesi. Vogliamo supportare il sistema fieristico ma anche accompagnarlo a sviluppare sinergie, moltiplicando sempre la ricaduta dell’intervento pubblico a vantaggio delle imprese del settore. Per le fiere stesse, per le aziende, per i territori e per il Paese”.
Hanno già confermato la propria partecipazione all’edizione in scena a Padova dal 21 al 23 settembre prossimi molti importanti esportatori italiani: Vivai Nord, Compagnia del Lago, Vivai Ivano Gaugno, Margheriti Vivai, Consorzio Ortovivaisti Pistoiesi, Romiti Vivai, Giorgio Tesi Vivai, Vivai Capitanio, Vivai Porcellato e tante imprese specializzate nella produzione di attrezzature, tecnologie e servizi per il florovivaismo come Calzavara, Holmac, Pazzaglia e Peruzzo.
L’occasione del Pnrr per florovivaismo italiano
Il florovivaismo italiano rappresenta una vera e propria eccellenza italiana, tanto che l’export di piante, fiori e fronde vale 1 miliardo di euro, mentre la produzione italiana costituisce il 15% della intera produzione comunitaria. Un’occasione unica di sviluppo del comparto arriva dai fondi europei per la forestazione urbana che il Pnrr ha quantificato in 330 milioni di euro: il bando è stato pubblicato a marzo e le domande dovranno essere presentate entro giugno. Aderendo all’Agenda europea 2030 per il Green Deal, il florovivaismo potrà dare un contributo rilevante alla forestazione urbana con l’obiettivo di contrastare il cambiamento climatico, aumentare lo stoccaggio di CO2, assorbire le polveri sottili e migliorare l’estetica delle città. Serviranno dunque alberi di assortimento varietale e dimensionale adatto ai diversi impieghi e alle diverse condizioni geopedologiche e climatiche e si dovranno valorizzare le capacità produttive delle imprese, qualificare la varietà delle piante e migliorare la sostenibilità, dal vivaio alla messa a dimora nelle città.
“Il PNRR è una grande occasione per il settore florovivaistico e può rappresentare la chiave di volta della rivoluzione verde e della transizione ecologica proposta dal Green Deal, grazie al suo ruolo strategico in termini di innovazione e sostenibilità ambientale, economica e sociale – ha spiegato Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali -. I contratti di filiera, la logistica, il Parco Agrisolare sono misure che si integrano perfettamente con le esigenze del comparto e aprono a una grande opportunità di ammodernamento ed efficientamento energetico, con importanti ricadute in termini economici e di competitività. Siamo consapevoli di come l’emergenza energetica si stia riversando non solo sui costi di riscaldamento delle serre, ma anche su carburanti, sui costi delle materie prime, sui fertilizzanti. L’azione del Governo e del Ministero è rivolta a limitare le conseguenze del caro energia e dell’aumento dei prezzi sul settore agricolo, ma è necessario un intervento più deciso da parte dell’Europa: solo affrontando in modo unitario la crisi potremo scongiurare il rischio di retrocedere dagli obiettivi di sostenibilità di medio-lungo periodo del settore primario”.
L’andamento del mercato
Il florovivaismo italiano esprime il 6% della intera produzione agricola nazionale, per un valore di 2,5 miliardi di euro, e vi operano 21.500 imprese: 14 mila producono fiori e piante in vaso e 7.500 piante per il vivaismo. Nei primi due mesi del 2022 il fatturato è stato positivo, in linea con il primo bimestre 2021, mentre nel periodo marzo aprile si è avuta una flessione del 3/4%.
Anche l’export ha fatto registrare nel secondo bimestre 2022 una flessione del 5%: la domanda proviene soprattutto da Olanda, Germania, Francia, Austria, mentre è in calo l’export verso l’Europa meridionale e, naturalmente, verso la Russia e l’Est europeo.
Sui mercati esteri si esportano principalmente piante medio-grandi riprodotte e coltivate in Italia, piante sempreverdi, piante a forma, arbusti ornamentali, rose, piante da frutto. Pesano gli aumenti, causati dalla pandemia prima e in seguito dalla guerra in Ucraina, dei costi di produzione, l’aumento dei prezzi delle piante, il diminuito potere d’acquisto dei consumatori, la difficoltà nel reperimento dei mezzi tecnici e, per quanto riguarda l’export, l’aumento dei costi di trasporto delle piante.