L’informatizzazione del punto vendita è un trend assolutamente attuale, spinto dalla pandemia e dalle nuove normative. Ne parliamo con Stefano Giavardi, project manager di Defende e sviluppatore del software gestionale Dgest Garden.
La digitalizzazione delle attività imprenditoriali nel 2021 non è più una novità e l’offerta di soluzioni informatiche per rendere più semplice la gestione delle aziende è anzi in continuo e progressivo aumento. Anche i punti vendita, centri giardinaggio compresi, non sono esenti dalla rivoluzione tecnologica in atto e la pandemia ha recentemente accelerato il processo. Pensiamo per esempio allo sviluppo dell’e-commerce e dell’omnicanalità.
Per capire qual è la situazione dei centri giardinaggio italiani abbiamo incontrato Stefano Giavardi, project manager di Defende, società con cui ha sviluppato il software gestionale Dgest Garden, concepito appositamente per risolvere le complessità che un’attività come il garden center cela.
Un software nato per i centri giardinaggio
GreenRetail: Puoi spiegarci anzitutto chi è Defende e cosa è Dgest Garden?
Stefano Giavardi: Defende è stata fondata a fine 2003 come azienda di hosting. Quindi il suo core business storico è la gestione di un datacenter con oltre 100 server, con grandi clienti non solo in Italia ma anche all’estero. Io sono entrato in azienda nel 2015 e ho portato la mia specializzazione nella gestione dei garden center.
Il progetto Dgest Garden inizia nel 2016 e in due anni, grazie alla collaborazione di alcuni importanti garden center, abbiamo sviluppato un software gestionale appositamente concepito per la complessità del centro giardinaggio e delle imprese florovivaistiche. Dgest Garden è quindi un “sistema” per la gestione completa dell’azienda a 360°: ufficio, magazzino, punti vendita, reparti, barriere casse e terminali. Particolarmente adatto anche per aziende che hanno più punti vendita e più posizioni fiscali. Una soluzione quindi specifica per i garden center e i vivai, che tiene conto della complessità di queste attività.
Dgest Garden prevede un sistema di cassa che gestisce più registratori fiscali sullo stesso pc. Rispetto alla grande distribuzione ordinaria è una anomalia: ma sappiamo che i garden center devono controllare un’azienda agricola, una commerciale e a volte anche una terza azienda. Quindi abbiamo creato un sistema di cassa che gestisce tutte queste problematiche e nel contempo fornisce tutte le funzionalità tipiche dei sistemi della Gdo: promozioni, gift card, fidelity card, coupon di sconto, ecc.
Dopo due anni di lavoro, nel 2018 abbiamo installato le prime versioni di Dgest Garden nei primi garden center che ci hanno supportato nel progetto. Nel 2019 abbiamo presentato il prodotto al mercato in occasione di Myplant & Garden di Milano.
GreenRetail: Un gestionale è in continua mutazione, sia per le evoluzioni tecnologiche sia per il recepimento delle nuove normative…
Stefano Giavardi: Siamo sempre stati allineati alle innovazioni e anzi cerchiamo di anticiparle. Per esempio avevamo già installato a tutti i nostri clienti l’Xml7 a fine 2020, anche se grazie alle proroghe diventerà operativo nel 2022. Affrontammo con lo stesso anticipo, senza mai confidare in eventuali proroghe, anche lo scontrino elettronico, la fatturazione elettronica, la lotteria degli scontrini, il passaporto delle piante, ecc. Noi, agendo su un numero di clienti ristretto rispetto a quello della grande distribuzione, di fatto siamo praticamente pronti subito.
Le potenzialità (inespresse) della business intelligence
GreenRetail: Dgest Garden comprende una serie di funzioni di business intelligence. Di cosa si tratta?
Stefano Giavardi: La business intelligence la sviluppiamo all’interno del sistema gestionale. È un gruppo di menu e di funzioni mirate per permettere all’utente di ricavare una serie di informazioni su vari livelli. Per esempio possiamo analizzare: la movimentazione per articolo, gruppo merce, fornitore, Iva o conto contabile; la marginalità di prodotti, fornitori e reparti; le vendite per fidelity card e per Cap, per promuovere le attività di marketing mirate; la ricerca dei prodotti invenduti a magazzino; il venduto per fascia oraria, che determina il fabbisogno di personale alle casse; i grafici di confronto delle performance con gli anni precedenti; le promozioni attive per verificare scontistiche in scadenza; il calcolo del valore del magazzino in tempo reale.
Inoltre il garden center può fissare dei target annuali e consultando la business intelligence può sapere se sta andando bene o male rispetto agli obiettivi di ogni singolo reparto e quali sono gli scostamenti.
GreenRetail: C’è un utilizzo della business intelligence nei garden center?
Stefano Giavardi: Le statistiche più utilizzate in genere sono quelle di base, che analizzano venduto e marginalità per azienda e reparto, magari comparati con le performance degli anni precedenti. Alcune realtà dotate degli strumenti necessari si spingono oltre e analizzano anche le performance dei singoli prodotti per ottimizzare il proprio assortimento. Negli ultimi anni però ho riscontrato un crescente interesse verso quelle legate al marketing. Un argomento che rispetto al passato sta diventando il trend della business intelligence gestionale. Per “marketing” intendo l’analisi dei dati che identificano le abitudini e gli interessi specifici del cliente finalizzata a aumentarne la fidelizzazione. Le insegne della Gdo di altri settori da almeno dieci anni fanno a gara a chi fa meglio in questo campo e finalmente inizia a essere un argomento sentito anche dai garden center. Naturalmente non possiamo generalizzare: ma se dieci anni fa 1 garden su 100 cercava di implementare e alimentare in modo opportuno statistiche di questo tipo, oggi siamo a 4 su 10, almeno nelle intenzioni.
GreenRetail: Come ti spieghi questo ritardo?
Stefano Giavardi: Per sviluppare questo tipo di attività devi avere gli strumenti informatici e anche il personale che produce le informazioni per alimentare la business intelligence. Quindi ogni realtà fa quello che può.
Per esempio se hai una carta fedeltà o raccogli indirizzi e informazioni sui clienti hai la possibilità di estrapolarli per spedire delle e-mail promozionali mirate e più efficaci. Anche con un concetto di geolocalizzazione: usando le Api di Google Maps possiamo vedere la distribuzione delle vendite e dello scontrino medio direttamente sulla piantina. Possiamo perfino identificare in quale area geografica si concentra la vendita di certe categorie di prodotti in determinati periodi o il livello di successo delle campagne promozionali messe in atto.
Si sta lavorando molto in questa direzione e comincia a esserci molto interesse verso le nuove statistiche messe a disposizione, più sofisticate rispetto a quelle ordinarie.
GreenRetail: Il mondo agricolo, che comprende quindi anche garden center e florovivaisti, è stato spesso ritroso rispetto all’uso dell’informatica. La pandemia ha influito sul cambio di comportamento?
Stefano Giavardi: La pandemia ha sicuramente stimolato lo sviluppo dell’e-commerce, che molti non avevano prima del 2020. Ma ciò che ha davvero stimolato lo sviluppo dell’informatica in questo settore sono state le nuove normative. Pensiamo per esempio al passaporto per le piante, allo scontrino o alla fatturazione elettronica: risulta difficile adempiere ai nuovi obblighi normativi, senza complicare e appesantire le proprie procedure interne, se non si dispone di strumenti informatici adeguati che integrino gli adempimenti nell’operatività quotidiana in modo trasparente per gli operatori. La pandemia ha favorito l’e-commerce, ma l’informatizzazione dei negozi meno al passo coi tempi è stata spinta dalla necessità di produrre documenti fiscali elettronici e di garantire in certe condizioni la tracciabilità puntuale dei flussi merce.
Complice spesso anche un fisiologico cambio generazionale nella direzione, nell’ultimo decennio i garden center e i florovivaisti hanno comunque fatto molti passi avanti in merito all’informatizzazione delle proprie procedure operative.
Molti anni fa quando approcciavo un nuovo cliente talvolta trovavo ancora carta e penna e inserivo per la prima volta un sistema informatico. Oggi nel peggiore dei casi trovo gestionali obsoleti che andiamo a sostituire: ma è rarissimo trovare un garden center senza un pc per la gestione. Piuttosto si incontrano realtà che hanno sistemi software non specifici per il garden center, che è un punto vendita molto particolare e unico nel suo genere. Un software “generico” di solito non offre risposte alla richiesta di poter creare composizioni al banco, emettere passaporti per le piante, progettare e gestire i cantieri, tracciare i movimenti dei fitofarmaci con patentino, generare schede botaniche o risolvere la complessità della doppia attività fiscale.
GreenRetail: Gli smartphone che tutti abbiamo in tasca vengono utilizzati mediamente per il 20-30% delle potenzialità del device. Qual è la situazione dei software gestionali?
Stefano Giavardi: È così anche per i software gestionali. Spesso per la mancanza di tempo e di risorse.
Per ottenere una buona business intelligence devi alimentarla con dati “buoni”. La business intelligence è un collettore di informazioni, ma se il database da analizzare è povero o impreciso mostrerà ovviamente risultati altrettanto poveri e approssimativi. E il garden center medio è generalmente un po’ restio ad investire risorse operative nella raccolta puntuale e continuativa dei dati complementari a quelli di pura vendita o all’utilizzo ottimale delle informazioni raccolte. Facciamo un esempio: per poter sviluppare un marketing geolocalizzato devi recuperare il Cap dai clienti. Se alle casse non si cambia la procedura operativa in modo che l’acquisizione del Cap diventi la regola, compatibilmente con la disponibilità del cliente a fornirlo, va a finire che se ne raccoglie uno su dieci. Pur disponendo degli strumenti informatici necessari, una volta che i Cap sono stati registrati è necessario disporre di un ufficio marketing che li usi come dato per profilare meglio la clientela, incrociandoli con le vendite del periodo e generando mailing list mirate con cui alimentare una piattaforma di newsletter. Il ciclo completo richiede un certo tipo di investimento per essere portato a termine in modo efficace.
Come dicevo prima, non possiamo però generalizzare: ci sono eccezioni che si sono strutturate e hanno una organizzazione di un certo tipo. Più il garden center è grande e strutturato e più è facile che dia la giusta attenzione e alimenti in modo corretto la business intelligence. Ma in buona parte dei casi si tende ad analizzare con precisione solo il venduto e lo scontrino medio: queste però sono solo somme, non è business intelligence.
GreenRetail: Che differenze di approccio vedi tra la Gdo e i garden center?
Stefano Giavardi: Siamo indietro di dieci anni. Conosco realtà in altri settori assimilabili alla Gdo che da anni hanno adottato strumentazioni e tecniche sofisticate per capire come si muove il cliente nel negozio, i tempi di stazionamento medi davanti allo scaffale, le aree più o meno visitate, ecc. Sensori che raccolgono tutta una serie di informazioni che permettono di individuare con buona precisione il traffico nell’area di vendita e i percorsi comuni intrapresi dai clienti, al fine di cercare sempre nuovi spunti e suggerimenti per migliorare il layout del punto vendita. Che io sappia nessun garden center lo fa, non a questo livello. Al massimo usano un contatore di presenze.
Anche in questo caso, però, sono pochi i centri giardinaggio che hanno adottato una soluzione tecnologicamente avanzata e quindi di un certo costo: nella maggior parte dei casi si limitano a un contapersone laser economico posto all’ingresso. Con il risultato che rilevano una persona anche se ne sono entrate due insieme, oppure contano anche bambini e animali se passano all’altezza del rilevatore contapersone. Se vuoi avere un dato significativo devi poter capire se è entrata una famiglia o un consumatore singolo e avere la possibilità di escludere le categorie di accessi che non fanno testo.
GreenRetail: Come giudichi l’utilizzo delle carte fedeltà? È ancora marginale oppure è aumentata la consapevolezza della loro utilità?
Stefano Giavardi: Un po’ tutti hanno la fidelity ma la domanda è: quanti la usano costantemente per raccogliere tutti i dati sulla clientela?
Spesso viene utilizzata prevalentemente per i buoni sconto o per rilasciare coupon dedicati: ma così siamo al 50% dell’uso potenziale della fidelity. Nell’ottica di un marketing sofisticato si potrebbe fare molto di più.
GreenRetail: Come vedi il futuro?
Stefano Giavardi: Riscontro una crescente attenzione generale verso la precisione dei dati, finalizzata al controllo dei processi aziendali e dei flussi della merce, da cui deriva la necessità di dotarsi di sistemi informatici moderni in grado di gestirli in modo adeguato. Inoltre molti garden center sono a gestione familiare e le giovani generazioni sono decisamente più “lanciate” sia sugli aspetti del controllo che sul marketing. Quando c’è un affiancamento generazionale i giovani sono molto più propositivi sull’uso della nuova tecnologia, con la quale convivono da sempre e che utilizzano quotidianamente anche fuori dall’ambito lavorativo. Danno maggior peso a certi aspetti come l’efficacia del layout del negozio, spingono sui social e in generale mostrano maggior interesse a esplorare nuovi canali di comunicazione col cliente finale, che a sua volta in parte sta avendo un cambio generazionale. Io penso che tra cinque anni avremo una situazione molto diversa: nel 2020 abbiamo iniziato una transizione, spinta dalle normative e dalla necessità di avere un e-commerce, che le giovani generazioni porteranno a termine.