Tra le tante virtù possiamo anche dire che il verde contro il degrado e la criminalità ha un ruolo fondamentale. Le città più green permettono ai cittadini di vivere meglio, più a lungo e in un contesto sicuro. È quanto emerge al termine del convegno “Il verde nelle Smart Cities, parchi e viali alberati per il benessere delle città contro degrado e criminalità” tenutosi a Milano il 15 ottobre, nel corso del quale professionisti e istituzioni hanno messo in evidenza alcuni aspetti essenziali sul perché sia fondamentale potenziare l’aspetto green delle nostre città.
Un convegno molto partecipato e che ha visto un’altissima partecipazione e, ancora più interessante, una platea composta da professioni eterogenee: non si è trattato quindi un convegno di florovivaisti, ma un incontro della società civile a difesa del verde. Ed è stata proprio la partecipazione di molteplici punti di vista il vero valore aggiunto di questo appuntamento, ben organizzato da Assofloro Lombardia, e dalla Consulta degli Esperti per l’Italia.
Un universo di evidenze scientifiche che ci ha permesso di cogliere a 360 gradi l’importanza del verde nelle nostre città e nelle nostre vite. Di seguito abbiamo cercato di cogliere gli aspetti più significativi di ogni intervento.
Il verde contro il degrado e la criminalità, ma anche contro lo smog
La presenza di alberi e di verde nei contesti urbani e periurbani è un indicatore importante di qualità della vita: città con più verde, ben pianificato, gestito e curato, hanno un valore aggiunto anche perché purtroppo nelle città italiane non dà tregua lo smog. Il costante superamento dei limiti di PM10, le cosiddette polveri sottili, pone l’Italia a rischio deferimento alla Corte di Giustizia Europea. A lanciare il grido d’allarme è stata Assofloro Lombardia insieme a Coldiretti e a molti professionisti del verde.
“Oggi 31 mq di verde urbano a persona, è il valore medio per le città italiane (che si riduce a 22 mq a Torino, 17,9 a Milano e 13,6 a Napoli), non è sufficiente per rompere l’assedio dello smog – ha spiegato Nada Forbici, presidente di Assofloro Lombardia, promotrice con la Consulta degli Esperti per l’Italia del convegno -. La battaglia si può vincere, oltre che attraverso le misure di riduzione degli inquinanti, anche potenziando il verde urbano. La buona progettazione e pianificazione del verde urbano è la prima regola per un successo assicurato nel tempo contro l’inquinamento. Una ricca biodiversità, utilizzando alberi autoctoni, sempreverdi e caducifogli, rende più efficace la lotta agli agenti inquinanti”.
“Una pianta adulta è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili e un ettaro di piante elimina circa 20 chili di smog in un anno – ha rimarcato Ettore Prandini, vice presidente nazionale di Coldiretti e presidente di Coldiretti Lombardia –. La vegetazione urbana può abbattere fino al 3% di CO2 emessa dal traffico delle automobili. Gli alberi possono ridurre la temperatura dell’ambiente da 1 a 3°C, determinando un risparmio energetico per il raffreddamento e riscaldamento degli edifici fino al 30-40% quantificabile in un valore economico medio di 18 euro all’albero l’anno. E ancora, la vegetazione urbana rimuove dall’atmosfera fino a 161 kg l’anno di PM10, con beneficio economico stimabile di circa 5.500 euro. I sempreverdi hanno la capacità di trattenere gli agenti inquinanti anche d’inverno, mentre le caducifoglie a riposo continuano a utilizzare il tronco e le ramificazioni. Azioni importanti devono essere quelle di inserire alberi nei cortili delle scuole e in aree cittadine particolarmente trafficate in modo da mitigare l’aria. Anche l’utilizzo di terrazzi verdi e verde verticale negli edifici può contribuire a migliorare la qualità del clima urbano”.
Più verde, meno criminalità: studi americani dimostrano la correlazione
Se fino a poco tempo fa però si pensava al parco unicamente come polmone verde della città, oggi si attribuisce agli alberi anche un valore intrinseco di legalità. Recenti studi americani, infatti, hanno dimostrato che là dove ci sono giardini curati, la microcriminalità è in discesa.
Il caso di Philadelphia ha fatto scuola: “Nel 2014 alcuni studiosi hanno analizzato i lotti liberi della città rilevando che erano inquinati da degrado e microcriminalità. Una parte di questi sono stati bonificati e resi alla collettività come parchi e giardini pubblici a gestione privata. Risultato: i fenomeni di criminalità avevano lasciato il passo ad un ambiente curato, protetto e cosa assai più importante sicuro”. A renderlo noto durante il convegno è stato Francesco Ferrini, professore ordinario presso l’Università di Firenze che ha messo in luce il rapporto esistente tra la presenza di alberi e alcune tipologie di reato (crimini violenti e reati contro il patrimonio) e due reati specifici (furto con scasso e atti vandalici) con uno studio realizzato negli Stati Uniti in contesti metropolitani.
“La ricerca ha studiato l’effetto della vegetazione sulla criminalità in 98 condomini in una zona a edilizia pubblica di Chicago – ha spiega Francesco Ferrini – e ha messo in luce che la presenza di vegetazione, il cui livello è stato misurato su una scala di 5 punti basandosi su foto aeree e a livello del suolo, è risultata associata con una minore presenza di reati violenti e reati contro il patrimonio. Questi risultati hanno implicazioni politiche importanti, che rafforzano i progetti di nuove aree verdi e la loro adeguata manutenzione”.
Sulla base di quanto evidenziato, altri ricercatori hanno mostrato una diminuzione del 12% dei reati a fronte di un aumento del 10% della copertura arborea: “Si può asserire che la presenza di alberature stradali è associata a tassi di criminalità più bassi – ha concluso Francesco Ferrini -. Pur se è improbabile che qualcuno scelga di piantare un albero solamente per il potenziale effetto sulla criminalità, è importante sottolineare che, insieme a tutti gli altri benefici, la riduzione del crimine può fornire un ulteriore stimolo alla piantagione di alberi”.
L’intervento di Giancarlo Caselli
Il convegno ha visto anche la partecipazione in video di Giancarlo Caselli, ex procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Palermo e di Torino, magistrato simbolo della lotta alla mafia e al terrorismo.
Ecco il video dell’intervento di Giancarlo Caselli al convegno.
Querce e non barriere contro i camion dei terroristi: la proposta di Stefano Boeri per Milano
Non cemento ma piante contro il terrorismo: c’è chi pensa si possa rispondere con il verde pubblico. In che modo? L’idea nasce a Firenze da un progetto di lungo corso dell’architetto Stefano Boeri che con FlorenceCalling (la chiamata di Firenze alle arti) ha preso in esame alcuni aspetti del verde pubblico coniugato all’arte che può essere un deterrente anche per gli atti di terrorismo. La tematica presentata dallo stesso Boeri, già progettista del Bosco Verticale, durante il convegno, ipotizza le piante come migliori alleate delle forze dell’ordine per arginare eventuali attentati con mezzi pensanti. Un timore che ha spinto le amministrazioni di dotarsi di barriere in calcestruzzo, che anziché essere grigie ed anonime potrebbero animarsi e ri-animare piazze, vie e centri storici con alberi di medio busto, fiori, rampicanti.
Ecco il video del contributo di Stefano Boeri al convegno.
Il verde come elemento fondamentale dell’economia milanese
Pierfrancesco Maran, Assessore all’Urbanistica, Verde e Agricoltura del Comune di Milano ha affermato che a Milano sono diminuiti i reati gravi ma sono aumentati i fenomeni legati alla microcriminalità. Il comune di Milano ha pubblicato, in occasione della Green Week il censimento delle aree verdi pubbliche, consultabile da tutti i cittadini. Il verde a Milano occupa il 30% del suolo urbano e per questo è importante tanto quanto la parte edificata e questo vuol dire che si progettano intervento di riqualificazione del costruito non si può non tenere conto del verde. Cosa non semplice perché mancano professionisti in grado di fornire soluzioni, per esempio sulla depermeabilizzazione del suolo.
“Ma rimettere a posto gli edifici non basta – ha spiegato Pierfrancesco Maran – senza la parte del verde. Il Comune vuole 33 milioni di alberi in più in città. Milano sta investendo sul verde: è noto il progetto della grande cintura verde intorno a Milano, con il coinvolgimento della Città Metropolitana. Stiamo realizzando 20 nuovi parchi di cui 7 nei progetti degli scali ferroviari ma allo stesso tempo dobbiamo prenderci cura e pensare al verde di prossimità che è costoso”.
Pierfrancesco Maran si è soffermato sull’importanza del Bonus Verde come elemento fondamentale anche dal punto di vista economico perché potrebbe contribuire ad aumentare, per esempio, la superficie dei tetti verdi o quella del verde condominiale, che è importante quanto il verde pubblico.
Sicurezza e terapia, la cura “verde” con gli healing gardens
Come riscontrato da studi americani, il verde urbano aiuta a prevenire e combattere la microcriminalità, ma non solo, migliora la qualità della vita dei cittadini in quanto terapeutico. È quanto ha sostenuto Monica Botta, architetto paesaggista, che ha posto l’attenzione sugli healing gardens, i giardini terapeutici, come risposta a un crescente bisogno di socialità. Secondo l’architetto, autrice del Giardino della Felicità di Ferrara e modello ideale di healing garden, “la corretta progettazione di un healing garden può dare risposte in termini di sicurezza, cura e terapia. Partendo dal presupposto che tutti abbiamo bisogno di assumere la natura e di conseguenza i suoi benefici, la maggior parte può goderne in modo spontaneo quando si è in uno stato di salute – ha spiegato Monica Botta – mentre pochi possono permettersi di avere la natura come estensione e supporto delle terapie convenzionali. A livello internazionale ci sono innumerevoli esempi di healing gardens aperti al pubblico che stanno portando incredibili risultati nel loro utilizzo, amplificando il principale obiettivo di cura, per divenire, su larga scala, importanti benchmark per il benessere della popolazione. In Italia molto c’è da fare per qualificarlo, anche a livello normativo all’interno dei centri sociosanitari”.
Se oggi nei bandi per la progettazione di strutture sociosanitarie non è previsto un valore aggiunto alla progettazione paesaggistica, “è altrettanto vero – riprende Monica Botta – che in quella direzione sarebbe necessaria una revisione delle norme che regolamentano i luoghi della salute, affinché si possano dare dei parametri e delle linee guida che questo tipo di verde potrebbe avere affinché sia realmente di aiuto. La fragilità ha un disperato bisogno di luoghi sicuri, stimolanti e belli: i giardini terapeutici sono una risposta a questo bisogno”.
Verde e mobilità attiva: un binomio da valorizzare
“Solo 1 Comune su 10 oggi ha un piano strategico del verde – ha evidenziato Anna Chiesura, ricercatrice presso Ispra Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale – in realtà le risorse verdi non mancano, ma sono poco valorizzate e presentano molte criticità. Nei principali Comuni italiani, infatti, è presente una buona diversità tipologica di aree verdi, ma occorre potenziare le sinergie tra aree verdi e mobilità sostenibile con percorsi pedonali e ciclabili, la presenza di alberi e di aree verdi aperte che possano offrire ombra e frescura, mitigando le alte temperature dei centri urbani durante i mesi estivi e possano rendere più piacevole e meno affaticante camminare a piedi. Verde e mobilità attiva, quindi, come leva per ripensare in maniera intelligente (smart appunto) lo spazio urbano generando benefici multipli, sia sul piano ambientale con una migliore qualità dell’aria e una riduzione del consumo di suolo, oltre che sociale con un presidio del territorio finalizzato al benessere psicofisico. È quindi auspicabile – asserisce Anna Chiesura – che verde e mobilità attiva vengano maggiormente integrati nella pianificazione urbanistica: questo consentirebbe di ridurre l’occupazione di spazio pubblico da parte dei mezzi motorizzati, liberando migliaia e migliaia di ettari da restituire alla fruizione collettiva, alla de-asfaltizzazione e alla pianificazione di uno spazio urbano più a misura di albero e di uomo”.
Bosco in città: il modello Porto di Mare a Rogoredo
Spazi immensi che ricordano una vera e propria prateria; microclimi che anticipano un ritorno alla biodiversità; aree naturali di salici e pioppi; un percorso che porta alla collina che fino agli anni Settanta era una discarica Amsa. Questo è oggi Porto di Mare, 65 ettari di parco, polmone verde di Rogoredo recuperato con un progetto di riqualificazione seguito da Silvio Anderloni, direttore di Bosco in Città e con alle spalle il recupero di molte aree verdi di Milano, tra cui il Parco delle Cave.
“Porto di Mare, conosciuto da tutti in passato come il bosco della droga di Rogoredo, è oggi un modello di riqualificazione di verde urbano di cui Milano può essere fiera – ha spiegato Silvio Anderloni -. Una zona che nel 1919 era stata scelta per costruire un porto commerciale e uno industriale che arrivasse fino a Cremona e al Po, oggi è oggetto di riqualificazione con lo scopo di fare riappropriare i cittadini di uno spazio importante, anche attraverso l’organizzazione di attività di svago e sportive con piste di mountain bike, zone di osservazione della fauna e collegamenti ciclopedonali con il parco agricolo dell’Abbazia di Chiaravalle ed il Parco del canale di Vettabbia”.
Un aspetto vincente è la gestione diretta o appalti di manutenzione di lungo periodo perché così si privilegia la continuità delle persone che se ne occupano e la giusta attenzione per ciò che richiede il territorio.
Benefici del verde urbano sul cervello umano, i risultati della ricerca di Viola Follini
Si chiama The green pill la ricerca condotta da Viola Follini per conoscere quali benefici ha il verde urbano sul cervello umano. I risultati resi noti durante il convegno dalla ricercatrice italiana, laureata in Environmental Management con master in Sustainable Cities presso il King’s College London e attualmente impiegata presso C40 Cities Climate Leadership Group nel Measurement and Planning team di Londra, sono stati messi a punto con la collaborazione di Thimus, startup nata a Brescia.
Un progetto per il quale sono stati utilizzati strumenti scientifici propri delle neuroscienze, in grado di rilevare dati biometrici. Cosa significa?
“Dando uno sguardo al mondo attuale – ha spiegato Viola Follini – le aree naturali stanno diminuendo sempre di più, mentre interventi di antropizzazione stanno danneggiando molti ecosistemi naturali e intensificando il cambiamento climatico nelle nostre città”.
Per la ricerca sperimentale sono state usate tecniche neuro scientifiche (EEG, Eye Tracking e GSR) applicate al campo della geografia e urbanistica per studiare i benefici della natura urbana sulla salute mentale. Quattordici soggetti sono stati osservati e registrati per 40 minuti attraverso due parchi di Milano: lo storico Indro Montanelli e Citylife, nuovo parco definito ecosostenibile e creato grazie a una rigenerazione di un ampio spazio in disuso.
“Il parco Indro Montanelli, con ricchezza di flora e fauna, ha prodotto livelli significativamente più positivi per tutti gli stati mentali misurati rispetto al parco Citylife – ha spiegato Viola Follini – Una possibile ipotesi è che Citylife abbia un design con interventi di antropizzazione più marcata rispetto ad Indro Montanelli che si configura come ambiente più naturale evocatore di un paesaggio anche boschivo. In generale lo studio potrebbe aprire a riflessioni e costituire un supporto alla comprensione sui diversi interventi di design per nuovi spazi verdi in città. Comprendere quali elementi e quali caratteristiche possano influenzare positivamente la relazione uomo e natura urbana da un punto di vista cognitivo e psichico risulta importante per poter affrontare investimenti nelle pianificazioni e gestioni di città più verdi e più sostenibili, con obiettivo del collettivo benessere”.
Ne consegue che i benefici sociali siano molteplici: dalla prevenzione del degrado e della microcriminalità, alla funzione curativa per soggetti con malattie degenerative, fino ad un beneficio evidente sul benessere degli individui. Tutti elementi che impongono una riflessione sulla necessità di rendere le aree verdi degli ecosistemi integrati con le metropoli tali per cui i cittadini possano averne molteplici benefici e sulla necessità di prorogare il bonus verde come incentivo alla riqualificazione delle aree verdi delle città.
Ecco il video che spiega il progetto The green pill.
Pubblico e privato insieme per la grande sfida del verde
“Il binomio pubblico e privato rappresenta la grande sfida in tema di verde urbano che dobbiamo portare avanti – ha spiegato il Massimiliano Atelli già presidente del Comitato per lo Sviluppo del Verde Pubblico del Ministero dell’Ambiente e magistrato della Corte dei Conti –. Il verde privato infatti è essenziale nella duplice sfida: ai cambiamenti climatici e alla lotta contro il degrado e la microcriminalità. È quindi indispensabile che le misure fiscali di stimolo di recente introdotte si consolidino, allo scopo di dare una spinta decisiva al rilancio di questo fattore strategico di lotta all’inquinamento, soprattutto dell’aria”.
Il verde come sistema
Michèle Pezzagno, professore di tecnica e pianificazione urbanistica all’Università degli Studi di Brescia, ha fatto una cronistoria sul ruolo e l’importanza del verde dal punto di vista urbanistico sottolineando che solo dal 2001 si è cominciato a parlare, anche dal punto di vista legislativo, di qualità delle aree verdi e dell’importanza della multidisciplinarietà.
“La qualità delle aree verdi – ha spiegato Michèle Pezzagno – è un fattore direttamente correlato alla presenza di fenomeni di degrado. È importante pensare alla riqualificazione dei piccoli Comuni, che sono importanti tanto quanto metropoli come Milano. Così come è importante il verde di prossimità, perché è quello vissuto dai cittadini, come il sistema di verde su ampia scala, che collega a rete la Regione. Occorre dunque una visione di sistema e da questo punto di vista è importante che a Milano ci sia un assessorato che unisce verde e urbanistica, caso unico in Italia”.
Sicurezza delle aree verdi attraverso corretta progettazione e gestione
Secondo Ciro Degl’Innocenti, capo settore verde, parchi e agricoltura urbana del Comune di Padova, il sistema dei giardini e degli spazi verdi aperti sono un’infrastruttura di vitale importanza per i cittadini.
“È importante – ha spiegato Ciro Degl’Innocenti – che l’Amministrazione pubblica coordini e metta in atto azioni comuni e coordinate con le forze dell’ordine, la polizia locale, le strutture sociali e il gestore dello spazio verde pubblico. È importante cercare di trasformare le aree verdi con azioni che tendano a interdire comportamenti vandalici, impropri e criminali con azioni di progetto, gestione e manutenzione dello spazio verde.
Illuminazione del verde pubblico
Margherita Suss, architetto esperto in illuminotecnica, ha sottolineato l’importanza della luce nelle aree verdi, indipendentemente dalle loro dimensioni. La luce delle aree verdi deve essere studiata per ottenere gli effetti desiderati, anche in relazione alla sicurezza del luogo. Non si tratta di numero di punti di luce: illuminare il verde è un progetto complesso quanto importante.
Il verde nelle scuole
Paola Brambilla, avvocato e presidente di WWF Lombardia, si è soffermata sul ruolo dei cittadini e sui risvolti negativi, ampiamente documentati scientificamente, legati alla mancanza di contatto con la natura. Da questo punto di vista l’edilizia scolastica è fondamentale. La presenza di verde nelle scuole riduce lo stress e aumenta l’attenzione nei bambini.