domenica, Novembre 24, 2024

Prosegue il calo del mercato della difesa delle piante

Ancora un anno negativo per il mercato della difesa delle piante: funestato da un decreto del Ministero della Salute, il settore degli agrofarmaci hobbistici continua a registrare cali di vendite, che non vengono sostituite dall’acquisto di prodotti biologici. E intanto la scadenza di maggio 2020 si avvicina.

Un 2017 cala il mercato della difesa delle piante

In questi mesi vi abbiamo tempestivamente informato sui provvedimenti normativi che stanno danneggiando il mercato degli agrofarmaci per hobbisti, cioè “utilizzatori non professionali” come a cura della redazione dice la normativa. Senza nascondere una posizione sicuramente critica verso un provvedimento tra i più restrittivi in Europa, poco fondato su documentazioni scientifiche e scritto con spirito proibizionista. Al punto che gli hobbisti italiani tra pochi anni non potranno più utilizzare neppure prodotti autorizzati in agricoltura biologica.

Meglio sarebbe stato puntare su una maggiore informazione a favore dei consumatori, per promuovere un consumo consapevole degli agrofarmaci sia di sintesi sia biologici. Partendo dal principio che non esistono sostanze innocue, ma modi innocui di usare le sostanze.

Il risultato di questa politica è sotto gli occhi di tutti: un mercato che dieci anni fa valeva circa 80 milioni di euro (prezzi al consumo) è sceso nel 2015 a 61,2 milioni, nel 2016 a 55,6 e nel 2017 possiamo stimare un giro d’affari di circa 50,5 milioni di euro, pari a un calo del 9% rispetto al 2016. Un calo di fatturato di decine di milioni di euro, che grava per metà sulle industrie del settore e per metà su tutti i rivenditori coinvolti: rivendite agrarie, consorzi, garden center e centri bricolage che hanno visto, di anno in anno, diminuire il fatturato di uno dei reparti che dovrebbe essere tra quelli trainanti del gardening.

Per saperne di più abbiamo intervistato le principali imprese del settore: ecco la loro opinione.

In attesa del 2 maggio 2020

Secondo la nostra analisi, frutto delle interviste con le imprese, possiamo stimare che il mercato della difesa abbia sviluppato nel 2017 un fatturato di circa 29,7 milioni di euro, pari a un giro d’affari con prezzi al consumatore di 50,5 milioni di euro. Il 50% del mercato è rappresentato dagli insetticidi, che sono calati in modo minore, mentre diserbanti (18%) e fungicidi (16%) hanno registrato importanti flessioni nelle vendite.
Un “clima” che ci è stato confermato anche dalle imprese del settore, alle quali abbiamo chiesto inoltre una proiezione per il 2018, visto che nell’aprile di quest’anno è stato finalmente pubblicato il tanto discusso e atteso decreto del Ministero della Salute, volto a fare chiarezza sui prodotti destinati agli Unp (Utilizzatori Non Professionali).

“Il trend è certamente negativo ed è stato segnato da varie motivazioni – spiega Michela Zambotto, business manager di Zapigarden -: un calo dei fitosanitari dovuto all’imminente arrivo di un decreto Unp, poi arrivato in aprile, da condizioni meteo negative di marzo/aprile, dalla mancanza di presenza delle lumache, da riregistrazioni peggiorative di prodotti importanti, dalla questione imidacloprid, ecc. Negli ultimi due anni il settore è calato ben oltre il 10%”.

“Il mercato della difesa nel 2017 ha subìto una flessione importante – spiega Maria Chiara Siciliani, product manager della linea Home & Garden di Cifo – che è scaturita dalla continua incertezza e dall’attesa dell’uscita del decreto relativo ai prodotti fitosanitari non professionali. Il 2018, con la pubblicazione del decreto, anche se uscito in stagione avanzata, potrà riportare a una chiusura in crescita rispetto al 2017”.

“Nel 2017 il trend del mercato italiano dei prodotti fitosanitari hobbistici è leggermente calato rispetto al 2016 – conferma anche Lara Buila, dell’ufficio marketing di Compo Italia -. Questo probabilmente è stato dovuto all’incertezza da parte dei rivenditori riguardo alle normative sui prodotti fitosanitari. Il 2018 non è iniziato molto bene a causa del meteo molto piovoso dei mesi di marzo e aprile in tutta Italia. Per ora non ci sbilanciamo sulla chiusura dell’anno perché molto dipenderà da come viene recepito dai rivenditori il nuovo regolamento sull’Uso Non Professionale”.

“Il mercato della difesa nell’anno 2017 ha mostrato un trend negativo nell’intero arco della stagione – conferma anche Claudio Perucchini, marketing manager di Sbm Life Science -. I prodotti del mercato sono stati penalizzati, oltre che dall’andamento climatico, anche dall’incertezza legata allo scenario regolatorio che sta impattando fortemente e in modo negativo anche la stagione 2018”.

 

Il decreto ha fatto chiarezza

Dopo molti anni di attesa, finalmente il 17 aprile di quest’anno è stato pubblicato il decreto del Ministero della Salute, relativo alla vendita di agrofarmaci agli Unp (utilizzatori non professionali). Oggi sappiamo quindi con certezza che fi no all’1 maggio 2020 possiamo continuare a vendere quasi tutti gli agrofarmaci consumer attualmente in commercio, con poche eccezioni (i PfnPe in confezioni superiori ai 500 gr/ml da diluire).
Se la mancata pubblicazione rappresentava un sicuro freno per molti rivenditori all’acquisto di agrofarmaci, teoricamente gli operatori del mercato dovrebbero avere riacquistato una certa tranquillità e possibilità di pianificare il passaggio tra i prodotti di sintesi e quelli bio. Ma è proprio vero?

“Non mi sembra ci sia maggiore tranquillità – ci spiega Nunzia Guerra, brand manager di Ital-Agro – poiché comunque la situazione normativa nel periodo transitorio è complessa e non facilmente comprensibile dai rivenditori che gestiscono diverse categorie merceologiche, alcune delle quali sempre regolamentate.”

“La pubblicazione del decreto non ha dato tranquillità al mercato, al contrario ha creato più allarmismo e confusione nei rivenditori – concorda Lara Buila di Compo Italia -. Una ripercussione si avrà anche sull’utilizzatore finale, in quanto, a causa dei parametri molto coercitivi del decreto, non potrà più avere prodotti hobbistici disponibili per curare le sue piante una volta finite le misure transitorie. A partire dal 2 maggio 2020 si prevede uno scenario molto penalizzante per il comparto e non solo: ci sarà una ripercussione economica del settore in generale”.

“La pubblicazione del decreto ha sì ufficializzato le tempistiche e le modalità di adeguamento al regolamento europeo – afferma Claudio Perucchini di Sbm Life Science -, ma mi sento di escludere che il mercato possa trarre tranquillità da questa situazione, come ci si auspicava, perché ci sono ancora tante aree grigie, che lasciano spazio a interpretazioni diverse e di conseguenza complicano lo scenario piuttosto che semplificarlo”.

“Non ci sono cambiamenti nei comportamenti di acquisto dei rivenditori, che rimangono sempre molto prudenti – conferma anche Michela Zambotto di Zapigarden -. Il decreto Unp nella fase transitoria porterà con sé delle complessità che dovranno essere gestite (per esempio il volantinaggio) o nell’autorizzazione dei prodotti per uso transitorio. Potranno esserci dei cambiamenti nelle etichette nelle colture o addirittura il respingimento delle domande per prodotti considerati troppo professionali. Lo sapremo al termine dell’analisi del ministero”.

Cresce il bio ma non troppo

Secondo le stime delle imprese che abbiamo intervistato, la percentuale di Ppo sul mercato è rimasta stabile (20%), mentre è in aumento la percentuale di prodotti bio, che hanno raggiunto nel 2017 il 20%. Una crescita che però non ha minimamente compensato il calo generale.
È ormai evidente che il mercato dei prodotti “chimici” per il giardinaggio consumer è in via di estinzione. Inoltre, la scadenza di maggio 2020 obbliga le imprese del settore ad anticipare già nel 2019 le strategie future. Come si stanno preparando le imprese a questo appuntamento?

“Nel corso degli ultimi anni le aziende hanno sviluppato un’ampia offerta di prodotti bio perché molto richiesti dai consumatori, soprattutto quando si parla di orto – spiega Lara Buila di Compo Italia -. Per difendere le proprie piante con prodotti più naturali, il consumatore dovrà anche imparare a utilizzare i prodotti non solo in una fase ormai curativa, ma anche in via preventiva. La nostra offerta di prodotti fitosanitari nel 2019/20 è in corso d’opera per poter sempre offrire ai nostri clienti prodotti validi ed efficaci”.

Quale consiglio possiamo dare quindi ai rivenditori specializzati per non perdere le opportunità del mercato della “difesa” hobbistica?

“I prodotti bio finora gestiti dalla nostra azienda sono comunque registrati presso il Ministero della Salute – spiega Nunzia Guerra di Ital-Agro -. Prodotti bio non registrati, a tutt’oggi, essendo presenti ancora sul mercato prodotti di elevata efficacia, non mostrano un degno sell out. L’unico consiglio da dare è di gestire al meglio il magazzino, smaltendo le scorte e acquistando in funzione dei bisogni. L’ideale poi sarebbe di dotarsi di abilitazione alla vendita degli agrofarmaci in modo da poter continuare in futuro a gestire questi prodotti”.

“Il consiglio che possiamo dare ai rivenditori è senza dubbio quello di educare il consumatore finale alla prevenzione e all’utilizzo di prodotti alternativi al chimico – spiega Maria Chiara Siciliani di Cifo -. Un valido aiuto sono sicuramente i prodotti corroboranti, potenziatori della difesa delle piante”.

“Sbm ha già lanciato diverse novità di prodotto conformi al nuovo decreto e quest’anno, con il nuovo catalogo, i rivenditori potranno trovarne tante altre – afferma Claudio Perucchini di Sbm Life Science -. Il suggerimento che ci sentiamo di dare ai rivenditori è quello di promuovere le soluzioni che le aziende portano sul canale, già conformi alla nuova normativa, per non arrivare impreparati a maggio 2020. Siamo consapevoli che non sia una cosa semplice da fare, visto che sullo scaffale ci sono ancora i prodotti tradizionali e ben conosciuti da consigliare, ma crediamo sia la strada giusta da percorrere per preparare il consumatore al nuovo scaffale 2020”.

Attenzione però: “Non è solo il chimico a essere sotto pressione, ma anche i prodotti biologici, che per il decreto Unp non hanno nessuna differenza – sottolinea Michela Zambotto di Zapi -. Il futuro impone una strategia di diversificazione dell’offerta tra prodotti fi to e non per la cura del verde. Zapigarden continuerà a offrire soluzioni varie al mercato, cercando di coinvolgere sempre di più i rivenditori nel consigliare agli utenti finali prodotti non fitosanitari. Questo implicherà per la distribuzione acquisire nuove competenze di prodotto e investire tempo nella formazione dei consumatori”.

 

 

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