Da oltre 60 anni Agricola Trapani di Marsala produce palme e piante ornamentali d’appartamento, vendute per la maggior parte nei mercati nord europei. Ce ne parla Vincenzo Trapani, amministratore dell’azienda insieme al fratello Giacomo.
Fondata nel 1962 a Marsala (TP), una zona naturalmente vocata per il florovivaismo come tutta la Sicilia occidentale, Agricola Trapani ha puntato sulla sostenibilità e sulla qualità certificata in tempi non sospetti, infatti già negli anni Novanta era certificata Iso 9000 in mancanza di strumenti dedicati al florovivaismo.
Agricola Trapani è stata creata nel 1962 da Antonio Trapani, che intuì le potenzialità del clima mite e soleggiato siciliano per la coltivazione di palme e piante d’appartamento e avviò una produzione di kentie, chamadoree e ficus. Negli anni Ottanta sono subentrati alla guida dell’azienda i figli, Giacomo e Vincenzo, che hanno seguito il processo di modernizzazione dell’azienda fino a oggi. Su 360.000 mq di serre e ombrai hanno una vasta produzione di piante d’appartamento e fiorite, accanto naturalmente agli agrumi ornamentali, una produzione tipica siciliana.
Un’azienda moderna ed efficiente, certificata Mps e Global Gap, che esporta la metà della sua produzione negli esigenti mercati del nord Europa. Per saperne di più abbiamo incontrato Vincenzo Trapani.
Un’azienda, tre generazioni
GreenRetail: Vivete in una zona geografica particolarmente fortunata o sbaglio?
Vincenzo Trapani: I palmizi da esterno nelle nostre condizioni climatiche raggiungono qualità davvero elevate: perciò sono apprezzati in tutta Europa. Anche gli agrumi ornamentali, una produzione tipica della fascia costiera della Sicilia, grazie alle ottimali condizioni di luminosità, di temperatura e ambientali, raggiungono un livello qualitativo ineguagliabile. Merito di noi coltivatori ma soprattutto della natura che sicuramente ci ha favorito.
GreenRetail: Avete una lunga storia, di oltre 60 anni…
Vincenzo Trapani: Mio padre era un “agricoltore tradizionale” e proveniva da una famiglia di agricoltori, con vigneti, agrumeti e oliveti in pieno campo e seminativi. Negli anni Sessanta ebbe la lungimiranza di affiancare il florovivaismo a questi comparti dell’agricoltura più tradizionale, con la produzione di kentie, ficus e chamadoree e fiori recisi come garofani e rose. Negli anni Ottanta, al termine degli studi, anche io e mio fratello ci siamo dedicati all’azienda di famiglia. C’era già una macchina ben rodata e funzionante e abbiamo cercato di portare nuove idee imprenditoriali: nuove visioni che hanno contribuito a far crescere l’azienda e a farla diventare quella che è oggi. Un’azienda che esporta il 50% della sua produzione in tutta Europa, specialmente nelle zone facilmente raggiungibili con i trasporti su gomma.
GreenRetail: L’input iniziale del fondatore è stato importante, ma dagli anni Ottanta a oggi il mercato è molto cambiato e immagino che il vostro contributo sia stato determinate…
Vincenzo Trapani: Certo. Ci siamo evoluti negli anni e abbiamo completamente accolto e seguito la strada della sostenibilità ambientale. Siamo totalmente autonomi per la produzione di energia elettrica, grazie a un impianto fotovoltaico e negli anni abbiamo rinnovato gli impianti di irrigazione: abbandonando quelli come l’irrigazione a pioggia e spostandoci sempre più verso impianti di irrigazione localizzata e sul flusso e riflusso. Abbiamo introdotto i muletti spaziatori, un robot per la movimentazione delle giovani piante: tanti interventi finalizzati ad aumentare e a migliorare la produttività per essere competitivi e poter affrontare un mercato europeo che è sempre più agguerrito ed esigente.
GreenRetail: Il 50% della vostra produzione rimane in Italia. Chi sono i vostri clienti?
Vincenzo Trapani: Il 50% è una percentuale un po’ mutevole: quest’anno è così ma negli anni del covid il mercato estero ha trainato maggiormente. Il nostro sbocco commerciale sul mercato italiano è rappresentato da grandi garden center e dai grossisti, in parti uguali.
Le certificazioni Mps e Global Gap
GreenRetail: Perché vi siete certificati?
Vincenzo Trapani: Negli anni Novanta siamo stati una delle prime aziende che ha ottenuto la certificazione Iso 9000. Un sistema di qualità aziendale che in seguito abbiamo abbandonato: forse i tempi non erano maturi e non interessava a nessuno. Per la mole di impegni che richiedeva non ci dava un vantaggio competitivo.
Con l’aumento delle esportazioni nell’Europa continentale, da ormai dieci anni siamo tornati a certificarci Mps e Global Gap, perché i buyer esteri lo richiedono.
GreenRetail: È stato difficile ottenere la certificazione?
Vincenzo Trapani: Non abbiamo avuto particolari difficoltà, perché molti aspetti noi li avevamo già attuati spontaneamente. Si è trattato semplicemente di adattare quello che facevamo alle procedure e alle esigenze dei certificatori.
GreenRetail: È anche uno strumento per “misurarsi” e migliorarsi su alcuni aspetti, no?
Vincenzo Trapani: Certamente. Io penso che la sostenibilità, e lo dicono i nostri dati economici, per noi agricoltori è un affare. Penso per esempio agli impianti fotovoltaici, in passato incentivati: chi ha realizzato gli impianti con gli incentivi del Gse ha fatto un investimento che si sta pagando da sé. Lo stesso per l’efficientamento dell’uso delle risorse idriche, dei concimi e degli anticrittogamici. Si realizzano degli efficientamenti che portano a risparmi importanti in termini di costi e al miglioramento della qualità della vita, del lavoro e dell’ambiente in cui i nostri collaboratori sono chiamati a svolgere l’attività.
Da molti anni le nostre colture floricole, come gli ibiscus e le dipladenie, vengono controllate in modo integrato con l’ausilio di insetti predatori e biostimolanti. Li usiamo anche per alcuni fitofagi delle piante verdi, come la cocciniglia della cicas. Attività che hanno permesso che oggi la nostra produzione abbia raggiunto livelli qualitativi molto alti. Sposando anche la sostenibilità e i vantaggi che ne derivano.
GreenRetail: In Italia però il consumatore non conosce questi marchi e ciò che rappresentano. In alcuni casi c’è poca attenzione anche da parte dei buyer. Qual è la vostra esperienza?
Vincenzo Trapani: Come dicevo prima, in passato siamo stati certificati con Iso 9000 e l’abbiamo abbandonata perché da parte del mercato, degli operatori e del consumatore, non avevamo alcun riscontro. C’è effettivamente poca sensibilità in Italia da questo punto di vista. In Sicilia lo vediamo anche nella produzione degli ortaggi: i commercianti non retribuiscono adeguatamente il valore aggiunto rappresentato da una produzione bio. Così continuano a produrre in modo tradizionale. Non mi sembra lungimirante.
GreenRetail: C’è una sensibilità maggiore all’estero: infatti la maggior parte delle imprese certificate Mps esporta oltre il 50% della produzione…
Vincenzo Trapani: Concordo totalmente. Nei circuiti internazionali i grandi operatori sanno – anche se noi non glielo diciamo – che siamo certificati Mps e Global Gap perché controllano negli elenchi delle aziende certificate. Ormai non richiedono neanche più la certificazione: sono abituati a selezionare direttamente i fornitori tra le aziende certificate. In Italia invece questo tipo di informazioni, questa banca dati, non c’è e comunque l’operatore non va a controllare sul sito di Mps se un’azienda è certificata o meno. All’estero invece queste informazioni sono seguite.
Non solo i garden center, anche la Gdo estera ci richiede l’esenzione dell’uso di alcuni prodotti anticrittogamici, come i neonicotinoidi. Ed effettuano controlli a campione sui frutti degli agrumi, anche se i nostri non sono eduli, per accertarsi che effettivamente siano esenti.