Come garantire la continuità aziendale del garden center? Paolo Montagnini analizza le strategie da mettere in pratica in vista di una cessione aziendale o di un cambio generazionale all’interno di un centro giardinaggio.
Mai come in questi ultimi due anni ci è stato chiesto di stilare dei documenti che descrivessero in dettaglio le attività di un’azienda “Garden” con il fine di ricercare un futuro nella vendita a potenziali investitori, oppure nella cessione al management e ovviamente alle nuove generazioni.
Considerando gli aspetti amministrativi, fiscali e urbanistici del settore, è chiaro a tutti come sia complesso questo passaggio. La diffusione del fenomeno è però ampia e la prima generazione di founder, costituita da coloro che hanno gettato le basi e quindi fatto crescere (praticamente quasi da zero) e gestito il business del garden center, manifesta stanchezza, poca motivazione e insicurezza nel continuare. È partita quindi la ricerca di soluzioni per il mantenimento e la crescita del proprio business. Il rischio di un significativo numero di abbandoni con relative chiusure è reale e si sta manifestando, con il conseguente problema/opportunità – spesso necessità – dell’ingresso di una nuova classe dirigente anche nel garden center. Che sia di famiglia o meno.
Il work life balance
Una delle ragioni che spinge diversi imprenditori a trovare sbocchi diversi per la continuità aziendale del garden center è indubbiamente l’età: si tratta di lavori ad alta intensità di presenza, con periodi lunghi senza pause e pertanto logoranti, anche psicologicamente. Sappiamo più o meno tutti che la capacità di delega e di coinvolgimento del team è generalmente bassa, spesso l’organizzazione è da “one man show” con l’imprenditore che concentra su di sé tutta la componente decisionale e organizzativa. Ma non è solo il tempo che fugge a stimolare la ricerca di nuove e diverse ipotesi di gestione.
Il work life balance definisce la divisione del proprio tempo e della propria attenzione tra attività lavorative e attività familiari o di svago. Si deve trovare il giusto equilibrio tra tempo speso al lavoro e tempo da dedicare alla vita privata.
Questo aspetto, considerando le “nuove” ipotesi organizzative, che comprendono le aspettative di chi vorrebbe “mollare” e quelle di chi pensa di subentrare, è proprio quello su cui confliggono i diversi interlocutori. Qual è un buon equilibrio tra lavoro e vita privata? Per definizione, questo equilibrio implica la minimizzazione dello stress legato all’impiego e la creazione di un modo stabile e sostenibile di lavorare, mantenendo la salute e il benessere generale. Se manca questa condizione manca uno dei presupposti fondamentali per generare le condizioni di appetibilità e interesse nel subentrare nella gestione da parte di terzi soggetti.
Nessuno vuole finire “condannato” e senza stimoli e motivazione sul lavoro e pertanto, in questo contesto, non si trova uno scenario perseguibile. Banalmente, soprattutto nelle aziende familiari, anche con volumi d’affari interessanti, il work life balance è un ostacolo che sintetizza una serie di fattori oggettivi e limitanti: stanchezza, età, logoramento, lucidità decisionale.
Va detto che in molti casi la continuità aziendale del garden center è in atto e funziona, ma sono davvero tante le aree di debolezza nel sistema dell’offerta.
Modelli organizzativi e delega
Delegare vuol dire affidare ad altri dei compiti da gestire in modo autonomo. Va da sé che servirebbe una visione condivisa di come vanno le cose, servirebbero delle regole, un’assegnazione dei compiti certa, tolleranza degli errori. Un timing sostenibile ma rigoroso circa i tempi di azione ed esecuzione. In pratica, serve uscire dall’improvvisazione, dall’autoritarismo che crea disorientamento e disagio. Come ha scritto Simon Sinek, scrittore e saggista inglese: “Un team non è un gruppo di persone che lavorano insieme. Un team è un gruppo di persone che si fidano l’una dell’altra”.
La revisione dei modelli organizzativi incombe e va fatta prima di ogni altro passaggio, perché crea condizioni nuove, di benessere, che diventano un volano positivo per ogni successivo passaggio. Ci si convince però che il “subito” non sia conveniente. Meglio aspettare. Aspettare cosa? A proposito di citazioni Doris Lessing, premio Nobel 2007 per la letteratura, ha scritto riguardo al posticipare le attività sgradite: “Qualunque cosa tu sia destinato a fare, falla subito. Le condizioni ideali non si presenteranno mai”.
Una diversa organizzazione, più autonoma e indipendente, in linea con gli standard di mercato, in grado di lasciare una certa autonomia decisionale e gestionale, rappresenta un primo passo fondamentale per qualsiasi fase due. Perché racchiude in sé anche la visione, forse non proprio a fuoco, di dove si vuole portare l’azienda.
Un pensiero che viene da Il gattopardo di Tomasi di Lampedusa, comunemente semplificato in «tutto deve cambiare perché tutto resti come prima», assunto a “morale della favola” del libro, è però più rappresentativo di quello che effettivamente accade.
Creare la continuità aziendale del garden center
La continuità aziendale presuppone, per quanto detto, un passaggio di consegne. Questo richiede alcuni requisiti: creare le condizioni per vendere o affidare la gestione a nuove figure, interne o esterne, rivedere quindi gli assetti della proprietà e governance. Una serie di passaggi, anche tecnici, che vanno supportati da valutazioni giuridiche ed economiche e da un programma distribuito nel tempo.
In diversi casi c’è qualche timore, in altri mancano i successori o faranno altro, spesso non si sa come procedere. I dati non trovano un accordo. Considerando questi temi, anche delicati, vorrei rivolgermi alle nuove generazioni, rifacendomi al concetto di lifetime value, se non altro per opportunità. Il customer lifetime value è una misura del valore totale che un cliente genererà per un’azienda nel corso del suo rapporto con essa e – alla luce di questo dato – investire nelle nuove generazioni e nelle nuove imprese è fondamentale e più conveniente.
In sostanza, però, cosa deve fare la nuova generazione per capire come insediarsi?
Se incombe il passaggio di consegne, sia per preparare la strada a nuovi investitori sia per il subentro in azienda, quali sono i punti chiave da considerare? E cosa dovrebbe fare la generazione attuale per suggerire un percorso? Vediamo brevemente quali fattori considerare, come procedere per l’analisi e le valutazioni da fare: uno schema semplice destinato alle nuove leve.
10 temi da considerare per aprire la via al futuro
Da una ricerca, incrociata con altre informazioni e con alcuni case history, ecco dieci temi chiave da prendere in esame per un passaggio generazionale, oppure di vendita. Temi, come si diceva, che includono aspetti economici, organizzativi e giuridici. L’elenco è solo brevemente commentato perché se dovessimo entrare nel dettaglio l’intero giornale potrebbe non essere abbastanza capiente. Però il percorso è rigoroso e permette di avere una successione di attività da approfondire e sviluppare.
Pianificazione successoria
Mira a organizzare la trasmissione del patrimonio da una generazione all’altra. Ecco due punti fondamentali relativi a questo tema. Testamento: strumento legale essenziale per la pianificazione successoria in Italia, dove indicare chiaramente come si desidera distribuire beni dopo la morte. Esistono diversi tipi di testamenti, come il testamento olografo (scritto a mano) e il testamento pubblico (redatto davanti a un notaio). La scelta del tipo di testamento dipende dalle circostanze personali e dalla complessità del patrimonio.
Donazioni e donazioni anticipate di eredità: è possibile effettuare donazioni in vita per trasferire parte del patrimonio ai propri eredi. Questo può essere un modo efficace per ridurre l’imposta di successione, poiché in alcuni casi le donazioni possono beneficiare di aliquote più vantaggiose rispetto alle imposte di successione. È importante considerare le regole e i limiti stabiliti dalla legge italiana in materia di donazioni e assicurarsi che siano rispettati.
Valutazione aziendale
Valutazione accurata dei beni, delle risorse e del valore dell’azienda per determinare la sua equità e stabilire una base negoziale. Quanto pagare o quanto chiedere. Di norma ci sono due vie che si possono anche integrare: la valutazione patrimoniale, la valutazione reddituale oppure un mix fra le due. Si tratta di un calcolo che si desume dal bilancio per il patrimonio e dalla stima delle redditività futura in rapporto al rischio d’impresa. Si tratta di calcoli basati su numeri reali. Nessuno si mette al tavolo senza una valutazione oggettiva. Nessuna pagherà di più di quello che dicono i numeri.
Finanza aziendale
La gestione delle finanze aziendali comprende: la riduzione del debito, la gestione della liquidità e la pianificazione fiscale. Qui ci sono dei metodi ormai consolidati. Senza entrare nel tecnico, si possono calcolare alcuni indici e analizzarne il risultato. Solo per fare un esempio: l’utile prima dei costi finanziari, degli ammortamenti e delle tasse se rapportato alle vendite (Ebitda/vendite) esprime la vera capacità dell’impresa di stare sul mercato, in quanto misura quanto reddito operativo è in grado di generare per unità di fatturato. L’Ebitda è la misura più importante di reddito perché non è influenzata dalle politiche di investimento (attraverso gli ammortamenti), da quelle di finanziamento (attraverso gli interessi passivi), da quelle straordinarie e da quelle fiscali.
A grandi linee possiamo dire che per un’impresa industriale un Ebitda margin del 10% è un sufficiente livello di redditività. Se è del 3%, l’azienda non funziona.
Gestione del personale
Su quante e quali risorse possiamo contare? Con quali competenze? Con quale livello di coinvolgimento e fedeltà? Con quale modello organizzativo? La pianificazione delle risorse umane, inclusa la formazione e la transizione delle competenze chiave al personale più giovane, è un’area fondamentale. Un aspetto chiave da considerare è che senza un team leader, diciamo, assertivo, si fa poca strada.
Strategie di marketing e posizionamento
L’identità dell’azienda è allineata alla visione futura? Come cambiare? L’adattamento delle strategie di marketing, per affrontare i cambiamenti nel mercato e mantenere o migliorare la posizione competitiva dell’azienda, richiede un piano ragionato che integri: offerta, pricing, comunicazione e gestione del prodotto.
Tecnologia e innovazione
Questo punto consiste nella valutazione e integrazione di nuove tecnologie per migliorare l’efficienza e la competitività dell’azienda. Si parla spesso di numeri ma poi i numeri non ci sono o sono errati. Dal gestionale al Crm, dalle attività di marketing automation alle vendite online, tutto va accuratamente preso in esame e stimato il gap tecnologico. Perché allinearsi richiede competenze, tempo e investimenti.
Gestione dei rischi
Identificazione e mitigazione dei rischi associati al passaggio generazionale, inclusi quelli finanziari, operativi e legali. L’analisi delle criticità richiede spesso una valutazione esterna da parte di professionisti: commercialisti, notai o avvocati.
Struttura giuridica e contratti
Revisione e aggiornamento della struttura giuridica dell’azienda, inclusi contratti, accordi societari e documenti legali. Comprende gli accordi con i fornitori, con i dipendenti, con gli enti e le istituzione, con le banche. Spesso si annidano diverse criticità in questi aspetti che vanno esplicitati nel dettaglio.
Pianificazione fiscale
I rapporti con la nota “agenzia” potrebbero essere rosei, da “amiconi”, oppure critici, ma in divenire e in forma ancora non manifesta (precedenti problemi che si esplicitano ora). Sarebbe il caso di non ereditare e neppure acquistare situazione critiche che potrebbero compromettere l’operatività, anche finanziaria, e l’affidabilità complessiva dell’immagine aziendale. Questo punto implica anche che la pianificazione fiscale strategica abbia come obiettivo quello di minimizzare l’impatto fiscale del passaggio generazionale e di cessione dell’impresa.
Comunicazione interna ed esterna
Se si cambia, tutti devono sapere che c’è qualcosa di diverso e di nuovo, di innovativo. I canali possono essere molteplici, dalla struttura di vendita a tutti quelli online e offline. Lo sviluppo di una strategia di comunicazione efficace deve coinvolgere i dipendenti, i clienti, i fornitori e altre parti interessate durante il passaggio di consegne.
L’accesso allo stage due passa attraverso l’esame di tutti questi aspetti. Che dovrebbero essere la base di partenza per affrontare un percorso di nuova governance, qualunque sia la via perseguita: cessione o ingresso delle nuove generazioni.