Abbiamo incontrato Silvia Erba, direttore commerciale e marketing di Erba, per parlare degli oltre 50 anni dell’azienda, di sostenibilità e del canale specializzato.
Erba di Bussero (MI) è stata fondata dai fratelli Angelo e Serafino Erba nel 1971 e già allora specializzata negli stampi a iniezione. Inizialmente con una produzione differenziata di articoli, ma subito indirizzata verso la produzione di vasi che ancora oggi è la specialità di Erba. Col tempo alla guida dell’azienda si sono affiancati i figli dei fondatori: le sorelle Elena e Silvia e i fratelli Carlo e Fabio Erba.
Oggi Erba è un punto di riferimento per i florovivaisti con un’ampia gamma di contenitori e soluzioni per la coltivazione, cui si affiancano una serie di vasi di design destinati al consumatore finale. Tra cui l’innovativa linea Green Pop realizzata per il 95% con plastica riciclata post consumo.
Abbiamo incontrato Silvia Erba, direttore commerciale e marketing di Erba, per capire come sta cambiando il modo di produrre i vasi in tempi di ecosostenibilità e di demonizzazione di questa invece preziosa risorsa.
“Il vaso più ecologico è quello durevole”
GreenRetail: Avete superato il 50° anniversario e ormai possiamo dire che siete alla seconda generazione: come avete festeggiato?
Silvia Erba: Ormai siamo al nostro 52° anno perché il 50° è capitato in piena pandemia Covid e l’abbiamo festeggiato solo internamente. Siamo molto soddisfatti del lavoro svolto in questi cinquant’anni e i fondatori hanno ancora un ruolo attivo in azienda e fondamentalmente sono ancora i proprietari. Ovviamente le scelte decisionali sono passate alla seconda generazione.
GreenRetail: Come giudichi l’andamento del mercato nel 2023?
Silvia Erba: Siamo molto soddisfatti nonostante il calo di fatturato, ampiamente prevedibile dopo anni incredibili. Siamo soddisfatti soprattutto in termini di redditività e per gli investimenti pianificati: entro fine anno arriverà una nuova pressa a risparmio energetico e l’anno prossimo ne installeremo altre due. Entro il 2024 investiremo circa 3 milioni di euro per nuovi impianti.
All’estero c’è stato un grosso freno, soprattutto in Germania e Olanda. Tutto legato alla crisi russa e alla crisi economica del mercato tedesco. I nostri clienti olandesi hanno iniziato a riprendersi negli ultimi due mesi, mentre la Germania è ferma.
Sicuramente l’anno prossimo ci sarà una piccola ripresa in termini di consumi: Nel 2024/2025 tutto il mondo dell’accessorio si riprenderà, così come il consumo di piante.
Anche il catalogo 2024 conterrà molte novità, come una linea che andrà ad affiancarsi alla fioriera dell’anniversario, completando la gamma con la stessa finitura. Abbiamo ampliato anche le altre gamme, a partire dalla linea Green Pop che viene dalla raccolta differenziata.
GreenRetail: A proposito di sostenibilità, sbaglio o c’è un po’ di confusione nell’uso e comprensione di termini come eco, bio, riciclato, riciclabile, plastica seconda vita, ecc.?
Silvia Erba: Sicuramente. Noi abbiamo sempre puntato sulla plastica post consumo (Pcr Post consumer recycled – ndr) e non abbiamo mai usato la plastica seconda vita, tranne che per qualche linea o per necessità. Per i prodotti basici destinati al grande pubblico abbiamo deciso di puntare sul post consumo: però un post consumo assolutamente europeo. Secondo noi infatti non ha alcun senso utilizzare un post consumo che ha girato due volte il mondo: perché il risparmio in termini di CO2 andrebbe perso.
Questa scelta incide in termini di prezzo fondamentalmente, perché qualche centesimo in più si paga, ma per noi la sostenibilità e la qualità del prodotto sono altrettanto fondamentali. Siamo soddisfatti della scelta fatta e continuiamo su questa strada. La utilizziamo in sempre più prodotti, sia nella linea professionale sia in quelle consumer.
C’è una grande confusione anche tra i consumatori, che non conoscono la differenza tra plastica post consumo e plastica seconda vita. Non conoscono le bio-plastiche e non sanno come smaltirle nella raccolta differenziata, perché non possono essere riciclate con la plastica.
GreenRetail: Avete mai valutato le bio-plastiche per la produzione di vasi?
Silvia Erba: Le bio-plastiche hanno un costo importante ma soprattutto una durata pressoché nulla e non adatta a un vaso da coltivazione. La nostra scelta, cinquant’anni fa, di produrre vasi durevoli nel tempo, penso sia stata la più ecologica, a prescindere se sia in plastica riciclata o vergine. Un prodotto durevole e non usa e getta è sicuramente più ecologico: la plastica può avere mille vite, se è durevole ne ha di più.
GreenRetail: Come mai avete scelto di non usare la plastica seconda vita?
Silvia Erba: La plastica post consumo o Pcr (Post consumer recycled) è una materia prima ottenuta dai rifiuti plastici della raccolta differenziata. La plastica secondo vita, o Pir (Post industrial recycled), è prodotta da rifiuti plastici generati nel processo industriale. Quindi è uno scarto industriale che non è mai entrato nel mercato e non è stato utilizzato dai consumatori. Perciò si chiamata riciclata pre-consumo.
Quindi la plastica seconda vita è semi-nuova, ma non è una plastica da post consumo: sono scelte differenti. È una plastica migliore da certi punti di vista, ma non è un vero riciclo che invece è l’obiettivo della sostenibilità.
La plastica seconda vita va benissimo, è un riutilizzo di uno scarto, tecnica che abbiamo sempre fatto tutti. Se si può recuperare perché buttare una materia prima preziosa?
GreenRetail: Voi dichiarate un uso di almeno il 95% di plastica riciclata: si può arrivare al 100%?
Silvia Erba: Forse per la produzione di sacchi della spazzatura. Ma per la produzione di vasi è impossibile usare il 100% di plastica riciclata. Per un problema tecnico: la plastica vergine è necessaria perché è fluida, pulita e scorre nei micro-canali di estrusione. Se usassimo il 100% rischieremmo danni agli impianti e un prodotto finale fragile, col rischio che si rompa facilmente. Naturalmente i vasi possono essere con 100% di plastica riciclabile, ma non riciclata.
Un altro esempio è il colore bianco puro: con la plastica post consumo è impossibile da ottenere.
Meglio il canale specializzato
GreenRetail: I rivenditori specializzati italiani sono sensibili ai temi della sostenibilità?
Silvia Erba: Nì: spesso si affidano alle politiche di marketing dei vari produttori. Tranne qualcuno, nella maggior parte dei casi non si tratta di una scelta consapevole.
GreenRetail: In Francia Botanic si impegna ad acquistare più prodotti francesi per migliorare la sostenibilità. Cosa ne pensi?
Silvia Erba: Non gli do torto. Secondo me il concetto di sostenibilità sociale va oltre e comprende la sostenibilità ecologica. Anche noi abbiamo scelto di selezionare personale e fornitori locali: nel giro di 5-10 km al massimo, per sostenere l’economia del territorio. I fornitori sono per il 90% lombardi, non ovviamente per la plastica perché purtroppo dobbiamo per forza rivolgerci all’estero.
Anche molti clienti italiani hanno capito che i fornitori locali offrono maggiori vantaggi: velocità di consegna, minimi d’ordine ridotti, migliore gestione del magazzino e delle risorse. Sono scelte: le aziende medio-piccole l’hanno capito molto bene, le aziende più importanti guardano più al costo del singolo del prodotto che al resto. C’è un cambiamento di rotta, anche perché il personale è sempre meno e i costi di gestione dei fornitori diventano rilevanti. Il tempo è un costo sempre più importante. La sostenibilità non è solo ecologia ma anche una questione sociale.
GreenRetail: Hai un suggerimento da offrire ai rivenditori specializzati?
Silvia Erba: Soprattutto sui prodotti economici, è inutile avere tanti brand sugli stessi modelli. Il consumatore che compra una cassettina da 40 cm per il balcone, secondo me deve poter tornare nello stesso negozio per acquistare altre anche dopo molti mesi. Se non la trova lo obblighi a comprare un altro modello: non ha molto senso. Deve essere assicurata la continuità sui prodotti basici, a cui aggiungere le novità di cui non puoi fare a meno. È una questione anche di coerenza delle scelte. Un consumatore si rivolge a un centro giardinaggio perché vuole una continuità di prodotto e di offerta: vale per il vaso ma anche per i concimi o altri prodotti.
GreenRetail: Fate e-commerce?
Silvia Erba: Non gestiamo direttamente l’e-commerce: preferiamo sostenere gli e-shop dei nostri clienti rivenditori. Facciamo triangolazioni e abbiamo un e-shop con app riservato ai rivenditori, che possono creare gli ordini in modo autonomo. Per ora lo stiamo sperimentato su cento clienti ma lo amplieremo.
Sono convinta che su questo tipo di prodotto ci sia ancora bisogno dell’emozione di un acquisto “fisico”. Spesso l’acquisto online di questo tipo di prodotti genera delusione: nella foto sembra meglio e quando arriva rischia di deludere il cliente. O forse non c’è ancora la cultura necessaria per abbinarli alla pianta e molti clienti traggono ispirazione quando li vedono personalmente nei garden center. Pensiamo che il punto vendita specializzato sia il luogo migliore per presentare i nostri vasi.