Fondata nel 1896, Bavicchi ha vissuto e spesso guidato l’evoluzione del mercato del giardinaggio hobbistico in Italia. Ne parliamo con Dario Bavicchi, presidente dell’impresa umbra.
Bavicchi di Perugia è uno dei marchi storici del gardening italiano e per molti aspetti un vero pioniere del nostro mercato. Viene fondata nel 1896 da Dario Bavicchi, con la missione di produrre e distribuire sementi per l’orto destinate al mondo dell’agricoltura professionale e conquista ben presto un’ampia clientela a livello nazionale. Negli anni Venti del secolo scorso, quindi circa cent’anni fa, intuisce le potenzialità del mercato consumer e inizia a distribuire semi per orto e giardino nelle “bustine hobbistiche” che usiamo ancora oggi. È la prima azienda a indicare il marchio commerciale sulle bustine: fino agli anni Cinquanta gli astucci erano anonimi e riportavano solo il nome della coltura.
Nei 127 anni di attività la guida dell’azienda è passata attraverso quattro generazioni di imprenditori: Dario, Bruno, Francesco, fino all’attuale presidente Dario Bavicchi.
Nel corso del tempo l’offerta sementiera si è costantemente arricchita con una gamma davvero infinita di soluzioni e di linee di prodotto molto verticali ed esclusive. Come la linea Geo legata alla produzione di sementi biologiche, germogli e microgreens commestibili, ad oggi distribuiti in oltre 30 paesi. La linea Fertilario con prodotti innovativi specifici per la nutrizione delle piante. La linea Altolà con soluzioni naturali e convenzionali per la difesa delle piante e dell’ambiente. Tutti prodotti collaterali al mondo del giardino e dell’outdoor e quindi funzionali per un centro giardinaggio, ma selezionati seguendo un criterio logico e una chiara mission in difesa della natura.
Le esigenze dei rivenditori specializzati Bavicchi le conosce molto bene perché già negli anni Settanta aprì uno dei primi garden center italiani, Hortus Market. Un negozio utile per entrare in contatto diretto con le esigenze dei consumatori e soddisfare le richieste della provincia di Perugia, ma supportato anche da un catalogo di vendite per corrispondenza. Una formula molto sfruttata nel mercato del gardening prima dell’avvento del web per vendere semi e prodotti per il giardinaggio in tutta Italia. Hortus Market si trasformerà negli anni Novanta nell’attuale Bavicchi Centro Giardinaggio di Ponte San Giovanni (PG), ampliato con l’inserimento delle serre nel 2005.
Una delle linee di maggior interesse e particolarmente indicata in questo periodo è quella dedicata al bird gardening, cioè agli strumenti per proteggere e aiutare gli uccelli selvatici in inverno. L’offerta di Bavicchi è talmente ampia e profonda da aver creato una vera e propria categoria di prodotto, con svariate referenze correlate (mangimi, palle di grasso, mangiatoie, ecc.). Analizzando meglio l’offerta di Bavicchi, però, scopriamo che amplia lo sguardo a tutta la fauna selvatica utile da tutelare. Ne abbiamo parlato con il suo presidente, Dario Bavicchi.
Bird gardening e aiuto alla fauna selvatica
GreenRetail: Prima di voi l’offerta era limitata a qualche mangime e casette talvolta di dubbia efficacia. Sul bird gardening voi avete costruito una vera e propria categoria merceologica…
Dario Bavicchi: Ormai da quindici anni trattiamo questi prodotti. All’inizio, non lo nascondo, con un certo timore, perché eravamo consci che l’Italia non è la Gran Bretagna né tantomeno gli Stati Uniti, dove il bird gardening è un mercato importante e consolidato culturalmente. Però, un passo alla volta, abbiamo conquistato spazi, grazie anche alla crescita culturale degli italiani e alla maggiore sensibilità verso la natura.
Il settore per funzionare merita però un approccio tecnico con prodotti e soluzioni che funzionano davvero. Inoltre ha una fortissima vocazione educativa, soprattutto per i ragazzi che oggi vivono in un mondo estremamente artificiale e in cui la relazione con la natura è spesso più negli spot pubblicitari che non nella quotidianità. Con il bird gardening non portiamo le persone verso la natura, ma riportiamo la natura nei nostri giardini.
L’evoluzione urbanistica delle grandi città ha infatti scacciato gran parte di quelli che erano i coabitanti delle aree urbane. Come gli uccellini e tanti altri insetti estremamente utili per l’uomo. Non si tratta quindi di posizionare un nido e attendere nella speranza che un uccellino vada a farci le uova: è un insieme di tecniche, per altro molto semplici, che portano a una evoluzione assolutamente naturale del giardino, capace di riportare alcuni ex-abitanti dove stavano una volta. Con il bird gardening torniamo a rendere ospitali i nostri giardini.
GreenRetail: Ci sono zone o canali distributivi che hanno meglio recepito questo messaggio?
Dario Bavicchi: La diffusione è nazionale ma ci sono alcune zone d’Italia in cui riscontriamo una cultura molto forte. È il caso del nord-est, che forse ha assorbito un pochino la cultura tedesca e austriaca che ama molto il bird gardening.
Un’offerta coerente per un negozio naturale
GreenRetail: Il vostro catalogo non si limita però all’offerta storica di sementi e di soluzioni per il bird gardening, ma spazia veramente in moltissimi campi e con una profondità inusuale. Quante referenze gestite oggi?
Dario Bavicchi: Siamo a circa 2.800 referenze, ma è una gamma in costante crescita. Lavoriamo da 22 anni insieme a un partner olandese con cui selezioniamo i prodotti più adatti al mercato italiano. Si tratta di un’offerta presente nei cinque continenti e noi siamo esclusivisti per l’Italia.
Il catalogo esalta la nostra missione in difesa della natura. Non si riduce agli uccellini selvatici, ma è ampliata a tutta la fauna positiva. Come le farfalle, le api, i ricci, gli insetti utili e molti altri. Per esempio nel 2006 siamo stati i primi a portare in Italia le abitazioni per i pipistrelli: un animale praticamente fuggito dalle città perché non trovava più le strutture per nidificare. Un tema che ci indusse a portare sul mercato italiano le bat-house, che allora divennero un evento anche mediatico. Per fare un altro esempio, abbiamo soluzioni per tutelare le api solitarie: che a differenza delle altre api non frequentano gli alveari ma hanno bisogno di un luogo appartato in cui nidificare. Più approfondiamo la conoscenza e il know how e più scopriamo nuove soluzioni. Prodotti che cerchiamo di posizionare sul mercato italiano in punti vendita attenti e sensibili ai temi naturali.
GreenRetail: Chi sono i vostri clienti? Vendete solo ai centri giardinaggio?
Dario Bavicchi: Il nostro primo cliente è sicuramente il garden center, ma abbiamo una gamma talmente ampia che ci permette di coinvolgere anche altri canali. Per esempio le ferramenta evolute, cioè quelle che hanno spazio e vogliono distinguersi con qualcosa di diverso e prodotti difficili da trovare altrove. Sappiamo che i mercati oggi sono sempre più liquidi: una volta le ferramenta vendevano solo i chiodi, oggi i mercati sono sempre più allargati perché anche i retailer hanno la necessità di ampliare la propria offerta.
Un prodotto come il bird gardening lo devi “abbracciare”: va spiegato ed esposto in modo convincente. Noi aiutiamo i nostri clienti anche in questo senso, per organizzare una proposta facilmente leggibile dal cliente che entra nel punto vendita. Con sistemi di esposizione capaci di spiegare e trasmettere know how riguardo ai vari prodotti.
Dietro i nostri prodotti si nasconde sempre qualcosa di originale. Quindi devono essere necessariamente esposti rispettando il valore di originalità che si portano dietro.
GreenRetail: Come scegliete i prodotti da proporre al mercato italiano?
Dario Bavicchi: Selezioniamo i prodotti solo se hanno un “perché”. Non siamo mai guidati dal listino prezzi: trovi sempre qualcuno che vende a un euro meno di te.
Cerchiamo invece prodotti utili, originali e soprattutto coerenti con la nostra visione del tutto naturale. Inoltre abbiamo il vantaggio di analizzare prodotti già venduti nei mercati internazionali dove hanno già una storia. È un po’ questo che fa il nostro successo in Italia.
Quale 2023 ci aspetta?
GreenRetail: Dopo un 2021 molto positivo abbiamo vissuto un calo prevedibile nel 2022. Che aspettative hai per il 2023?
Dario Bavicchi: Dopo un 2021 meraviglioso, inspiegabile e inatteso in quelle dimensioni, tutti speravamo in un salto di qualità del mercato del gardening. Tutte le statistiche e gli studi condotti durante la pandemia, uniti a uno straordinario incremento di frequentazione dei punti vendita, hanno indotto molti a sperare che una buona parte di questi “nuovi consumatori” sarebbe diventata “stanziale”. Invece nel febbraio 2022 il mondo è cambiato e molte speranze si sono sciolte. Capire oggi cosa accadrà domani non è semplice, perché abbiamo poche certezze davanti a noi.
Se leggiamo gli outlook economici e finanziari siamo in un contesto poco piacevole. Il nostro settore dipende molto dal clima ma anche dalle condizioni economiche dei nostri clienti, quindi delle famiglie italiane. E sappiamo che non è un bellissimo momento in questo senso. Fa parte del lavoro di tutte le imprese azzardare previsioni e programmare dei budget: ma oggi è veramente difficile nel contesto internazionale in cui viviamo.
Dopo il Covid, la guerra e le loro conseguenze, abbiamo però la certezza che tutto potrebbe cambiare in maniera molto repentina. Secondo me oggi è importante saper comprendere il momento e operare nel modo più veloce possibile per rispondere di volta in volta alla situazione e al contesto. Imparando a lavorare in modo molto più veloce rispetto a come si lavorava fino a qualche anno fa. Possiamo programmare quello che vogliamo, ma oggi sappiamo che il valore di questa programmazione è molto limitato e potrebbe cambiare rapidamente.
GreenRetail: Gli esperti dicono che negli anni di crisi il giardinaggio di solito performa bene. Il minore potere d’acquisto induce le famiglie a rinunciare alle vacanze e stando a casa investono per il suo miglioramento. Cosa ne pensi?
Dario Bavicchi: Può essere vero, ma ci sono molte variabili da analizzare. Dobbiamo operare con la consapevolezza che la funzionalità delle previsioni e dei budget, ai fini di comprendere il proprio business e quello che sta succedendo, non è certamente quella che avevamo negli anni “normali”, chiamiamoli così.