Il nuovo servizio Horti Footprint Calculator monitora 16 fattori della produzione per misurare le emissioni di carbonio delle serre. Uno strumento di intelligenza artificiale per valutare e migliorare le performance aziendali. Ce ne parla Raymond Scheepens, area manager di Mps per il sud Europa.
Abbiamo già segnalato la nascita del servizio Horti Footprint Calculator che ha l’obiettivo di misurare le emissioni di carbonio delle serre e delle imprese florovivaistiche in generale. Un parametro semplice da confrontare per evidenziare le imprese maggiormente impegnate nella riduzione del proprio impatto sul pianeta. È un progetto promosso da Mps, leader internazionale nei certificati di sostenibilità per l’industria florovivaistica, e Letsgrow.com, uno spin-off della Wageningen University & Research (Wur) che offre soluzioni di intelligenza artificiale per i coltivatori di tutto il mondo.
Approfittando della prima partecipazione ufficiale di Mps al Congresso annuale di Aicg (Associazione Italiana Centri Giardinaggio), lo scorso 24 maggio a Riva Del Garda (TN) abbiamo incontrato Raymond Scheepens, area manager di Mps per il sud Europa.
Misurare le emissioni di carbonio delle serre per migliorare
GreenRetail: Come è nato il progetto Horti Footprint Calculator?
Raymond Scheepens: Abbiamo iniziato due anni fa la collaborazione con Letsgrow.com, il nostro partner nel progetto Horti Footprint Calculator. È uno strumento che permette di controllare l’impatto della produzione florovivaistica sull’ambiente, misurando la sua carbon footprint. Oggi valutiamo 16 fattori impattanti nella produzione di carbonio, ma è uno strumento in continua evoluzione. Il database calcola un indice della carbon footprint basandosi su tutti i fattori che vengono coinvolti nella produzione come l’uso dell’acqua, di substrati, di fertilizzanti, di antiparassitari, di vasi, ecc. È uno strumento riconosciuto a livello europeo ed è un’opportunità per distinguere la propria produzione agli occhi dei buyer più attenti alla sostenibilità.
GreenRetail: Immagino che l’obiettivo non sia stilare una classifica ma fornire ai produttori degli strumenti condivisi, utili per misurare e migliorare le proprie prestazioni…
Raymond Scheepens: È uno strumento di autodiagnosi che con sente all’azienda di valutare nel corso del tempo la propria carbon footprint, avendo come indicatore l’anidride carbonica riferita a tutto quello che entra nel ciclo di vita della produzione della pianta. Non soltanto le materie prime come fertilizzanti, fitofarmaci, acqua ed energia, ma anche i substrati, i vasi e tutto quello che viene associato al ciclo di produzione.
È uno strumento che mostra facilmente al produttore florovivaista quali sono i fattori che incidono maggiormente sulla carbon footprint della propria impresa. Può così concentrarsi per migliorare inizialmente i fattori più impattanti.
Oggi, quando un produttore valuta e sceglie un imballaggio o un substrato, deve necessariamente analizzare anche l’impatto sulla carbon footprint, oltre alla qualità richiesta dalla materia prima.
In questo modo un’azienda può rendersi conto di qual è stato il proprio impatto durante l’ultimo anno, controllare l’impatto attuale e pianificare i risultati che si vogliono raggiungere. “In che modo cambierebbe la carbon footprint se usassi substrati senza torba?” Horti Footprint Calculator serve a rispondere a domande come questa sulle emissioni di carbonio delle serre.
GreenRetail: Sappiamo che Horti Footprint Calculator dialoga con il sistema di raccolta dei dati delle certificazioni Mps. Chi già opera con Mps ha dei vantaggi?
Raymond Scheepens: Chi già partecipa a Mps ha un grande beneficio. Perché la maggior parte delle informazioni (come l’uso di energia, di acqua, di fertilizzanti, ecc.) è già analizzata dalle certificazioni Mps dedicate ai prodotti e alle imprese florovivaiste, che dialogano con il database di Horti Footprint Calculator.
Quindi dovranno soltanto inserire i pochi dati mancanti: come i materiali usati per il packaging, i beni strumentali, ecc. In particolare c’è un modulo aggiuntivo che può essere attivato per l’inserimento di questi dati supplementari, utili per determinare le valutazioni di impatto. Attraverso questo nuovo strumento, che si chiama Scenario, il produttore può prevedere in anticipo la riduzione dell’impatto adottando determinate scelte.
È uno strumento molto innovativo, infatti è stato inserito nelle nomination tra i migliori prodotti tecnologici in Europa.
GreenRetail: Mps elaborerà un dato generale per misurare di anno in anno il miglioramento complessivo della produzione florovivaistica da un punto di vista ambientale e di produzione di CO2?
Raymond Scheepens: No, tutte le informazioni sono di proprietà dei coltivatori e anche per Mps sono riservate. Noi usiamo solo un indicatore sintetico (A, B o C), ma non vengono divulgate altre informazioni.
Naturalmente il singolo produttore è libero di condividere queste informazioni e sfruttarle in chiave comunicazionale. Spesso sono gli stessi buyer che richiedono la condivisione di queste informazioni: in questo caso il nostro sistema permette la condivisione con un compratore esterno di una parte o di tutti questi dati tramite un “Trade portal” riservato agli operatori commerciali.
Diverso è il caso dei gruppi di imprese, dei consorzi o delle associazioni a cui – su richiesta – possiamo fornire sia il dato del gruppo sia quello del singolo produttore. Perché il confronto interno permette di migliorare la performance ambientale di tutto il gruppo.
Valutare le emissioni di carbonio delle serre: un’opportunità per i centri specializzati
GreenRetail: Partecipate per la prima volta al convegno annuale di Aicg come sponsor dell’Associazione: quali sono le vostre aspettative sui garden center italiani?
Raymond Scheepens: Vediamo l’opportunità di coinvolgere una tipologia di stakeholders più vasta rispetto ai produttori e di sollecitare l’attenzione del rivenditore.
In questo momento, dati alla mano, il mercato italiano non è molto sensibile alla sostenibilità a differenza di altri mercati più maturi sotto questo punto di vista, dove queste certificazioni sono sempre più richieste, sollecitate, volute e attese.
I garden center internazionali hanno il “diktat” di incrementare la percentuale di prodotto certificato rispetto al non-certificato. Nei paesi nord europei il prodotto certificato supera il 30% e in alcuni casi è vicino al 40%; in Italia in certi segmenti siamo sotto il 3%. Questo è un indicatore dell’importante lavoro di motivazione e inclusione da condurre in Italia. E i centri giardinaggio sono importanti in quest’ottica perché hanno il contatto con il consumatore finale.
GreenRetail: All’estero, sono i consumatori finali che chiedono prodotti certificati obbligando i rivenditori a preferirli, oppure è il retailer specializzato che educa e sensibilizza i clienti?
Raymond Scheepens: Credo siano entrambi i processi, che si muovono spesso in maniera parallela. C’è una maggiore sensibilità stimolata da un marketing molto forte e qualificato. Il consumatore oggi conosce il significato di sostenibilità, riesce ad andare al di là dei termini che sembrano altisonanti e cerca elementi di concretezza nel messaggio del produttore. Ovviamente questo processo coinvolge anche il rivenditore, che in questo modo può differenziare la propria offerta dalla massa critica disponibile a tutti. È un messaggio che deve maturare, si deve evolvere, ma è questa la direzione.
Il progetto Margherita per Airc promosso da Aicg, per esempio, potrebbe essere un buon modello di sinergia: proporre una margherita non solo etica, ma anche sostenibile e certificata.