Flobflower, il sito italiano leader nelle vendite di piante online, arriva in Rinascente con un negozio pop up. Il percorso strategico di Flob si completa con l’offline e il marchio prende valore come “partner verde” per i top player del dettaglio.
Anni fa, parlando con alcuni operatori del settore circa la possibilità di pensare a un percorso di differenziazione del prodotto, creando un marchio per una linea di piante, la risposta fu risoluta e senza incertezze: non è possibile. Quindi una serie di giustificativi a difesa della posizione. In pratica si riteneva non immaginabile differenziare una pianta, darle un nome che la distinguesse per qualità, contenuti di comunicazione, effetto moda, design. Si trattava forse di pregiudizi, direi oggi, una paura del nuovo che chiudeva l’argomento, una visione poco orientata a vedere le oppor tunità. Spesso capita di stabilizzare la “comfort zone” e di fatto limitare qualsiasi passo in una direzione innovativa. Sono d’accordo sul fatto che potesse sembrare difficile offrire un valore aggiunto specifico, distintivo e riconosciuto dal mercato, ad una pianta: difficile ma non impossibile, soprattutto con le competenze necessarie e un metodo di lavoro impostato per creare nella domanda una visione diversa del prodotto, avendo più empatia e attenzione verso il mercato e con la costanza necessaria per un continuo miglioramento dei dettagli: questi gli ingredienti per l’eventuale ricetta.
Dall’online a un offline di alto livello
Ed ora ecco che Rinascente invita il marchio (brand) Flob a vendere i propri prodotti all’interno dei punti vendita distribuiti sul territorio nazionale, in un negozio pop up a tema. Rinascente che scopre questa opportunità e la promuove per una iniziativa commerciale e di comarketing.
Il percorso a cui Francesco Bovo, founder e Ceo di Flobflower, ha dato il via qualche anno fa (come vi avevamo raccontato sulle pagine di Greenline a ottobre 2018) si completa quindi con un altro tassello: un offline di alto livello. Tornando indietro nel tempo, in uno dei primi incontri avuti con Francesco, per mettere a punto la strategia e le linee guida economiche e finanziarie, argomento molto delicato per una start up, mi disse che non vendeva delle piante ma delle Flob! Possibile che una Sansevieria o un bonsai si trasformino in una Flob riconosciuta dal mercato? E come?
Per dare una risposta devo ahimè addentrarmi in qualche noiosissimo concetto di marketing che però è pertinente anche per l’insegna di un negozio al dettaglio che vuole avere la giusta identità e notorietà.
Quindi, relativamente al marketing, sono tre i concetti fondamentali messi in campo: il posizionamento, la conoscenza di marchio e la notorietà (la famosa brand awareness) che racchiude la capacità della domanda di identificare uno specifico marchio.
Posizionamento, conoscenza di marchio e consapevolezza
Il posizionamento secondo Al Ries e Jack Trout, autori del testo “Il posizionamento. La battaglia per le vostre menti”, consiste nel definire la proposta commerciale e l‘immagine di un’impresa in modo tale da consentirle di conquistare una posizione distinta e apprezzata nella mente del consumatore obiettivo, attiene alla percezione che il cliente ha del prodotto e dei servizi di un’impresa, confrontata sia all’offerta della concorrenza che al concetto di prodotto ideale. “Il posizionamento non è l’intervento su un prodotto. Il posizionamento è l’intervento sulla mente del potenziale destinatario della comunicazione”. Quindi è quello che pensano di noi e questo pensiero deve essere allineato alle aspettative della domanda.
Un buon posizionamento è una conseguenza delle attività di conoscenza di marchio e notorietà. Quando si è lavorato bene in questa direzione sia gli aspetti quantitativi connessi alla notorietà sia quelli qualitativi, come l’immagine di marca, concorrono al successo del progetto commerciale garantendo le condizioni necessarie per presidiare con esito positivo nuovi canali e nuove formule.
Ma questo potrebbe non bastare e infatti si arriva alla notorietà (o consapevolezza) di marca (brand awareness), che racchiude la capacità della domanda di riferimento di identificare un particolare brand, come una pianta particolare e diversa per una serie di contenuti distintivi.
Il mercato premia la qualità
In pratica Francesco Bovo ha provato a costruire valore lavorando con attenzione al prodotto ma senza trascurare alcun particolare del mix: vasi di design in linea con le attese del mercato, packaging, efficienza nella logistica delle consegne e un’elevata qualità complessiva finale.
Una regola che vale per tutti è che il mercato si rende conto della qualità, degli sforzi che vanno nella giusta direzione e quindi premia, diventa disposto a pagare per qualcosa di diverso e innovativo. L’idea che il prezzo basso sia tutto è sbagliata e non serve alcuna spiegazione a riguardo, basta guardarsi intorno e analizzare le imprese vincenti.
In pratica Rinascente ha visto che una pianta è una pianta e una Flob è diversa. Gli elementi distintivi considerano molteplici aspetti: come accennato, un vaso di design originale realizzato su progetto Flobflower e ovviamente marchiato, una selezione di prodotti che parte dall’esperienza dell’online sia sul sito che nei marketplace, un packaging che permette un facile asporto e allo stesso tempo originale e innovativo, in grado di salvaguardare anche la “sicurezza” e la qualità del prodotto. Ma soprattutto un pack che comunica.
Non sorprende che una serie di fattori gestiti con innovazione abbia concorso al risultato, ma fa molto piacere comprendere come l’innovazione dia valore a una pianta.
La pianta come prodotto di consumo
Sottolineo di nuovo che diventa possibile arricchire di nuovi connotati una pianta: arredo, design, moda, collezionismo.
Quello che conta, in ultima analisi, è che un importante player di mercato consideri la pianta come elemento di valore della propria offerta, come fattore di differenziazione e innovazione. Una pianta come un profumo, come un oggetto a marchio. Ma non una pianta qualsiasi. Con dei contenuti di maggior valore in grado di offrire un connotato diverso, interessante per il mercato, ma in ogni caso rilevante per generare cultura e diffusione, per aumentare la presenza delle piante nel quotidiano di soggetti che non hanno passione del verde e anche in assenza di ricorrenze particolari. Si conquistano così nuovi segmenti di consumo, per stile di vita, età, interessi.
Ovviamente, non appena per un prodotto “innovativo” si apre un nuovo fronte commerciale in canali prima inesplorati, si innesca una tendenza e altri commercianti immediatamente percepiscono l’opportunità e il valore che l’offerta di piante (in questo caso) può portare a un qualsiasi negozio di qualità. La pianta come prodotto di consumo può avere iniziato un diverso percorso, cogliendo una domanda che la pone come alternativa ad altri prodotti prendendo spazio all’interno delle aree di vendita di player importanti.