Il 12 novembre si è svolto un convegno molto interessante, gli Stati Generali del Florovivaismo, con la partecipazione del ministro Patuanelli. L’evento si è svolto all’interno del progetto Coltiviamo Bellezza per Produrre Salute, l’11 e 12 novembre, promosso da Coldiretti e dedicato al mondo florovivaistico. La duegiorni, ospitata a Giarre nell’ambito di Radice Pura Garden Festival, organizzato da PianteFaro, ha proposto un fitto programma di appuntamenti con rappresentanti delle istituzioni, ricercatori e imprenditori.
L’incontro del 12 novembre, in particolare, è stato ricco di spunti molto interessanti, grazie anche alla presenza del ministro Patuanelli che ha avuto l’occasione di raccogliere personalmente alcuni gridi d’allarme del settore.
Stati Generali del Florovivaismo: i problemi da affrontare
Nada Forbici, presidente di Assofloro e coordinatrice della Consulta Florovivaismo di Coldiretti, ha ben riassunto le principali criticità e le richieste che il mondo imprenditoriale vuole rivolgere al ministro Patuanelli.
Anzitutto l’emergenza fitosanitaria. Lo scambio di merci con l’estero e in particolare con l’Estremo Oriente ha portato, e continua a portare, in Italia degli organismi nocivi che non trovano gli antagonisti nel nostro paese. La Xylella fastidiosa o il Punteruolo rosso sono solo i più famosi ma sono centinaia. Oltre alla ricerca e la controllo fitosanitario, sarebbe inoltre importante, poiché spesso e volentieri questi organismi impongono quarantene o la distruzione delle piante, che i vivaisti possano contare su ristori.
“Quello che noi chiediamo – ha spiegato Nada Forbici nel corso degli Stati Generali del Florovivaismo – è che venga rinforzato il servizio fitosanitario, che è in seno al ministero dell’Agricoltura. Perché c’è la necessità di snellire tutte le pratiche: abbiamo bisogno di certificati veloci e rapidi perché i camion devono partire e non possono attendere. Spesso e volentieri il problema, sul territorio, è che manca l’ispettore che deve certificare la merce prima della partenza. (…) La Popillia sta scendendo dal nord sempre di più e se arriverà nelle aree di Canneto e di Pistoia sarà una devastazione. Abbiamo bisogno che la ricerca ci dia delle risposte”.
Promuovere un marchio di origine per piante e fiori
Un altro tema fondamentale è quella del marchio di origine: le piante e i fiori oggi non sono riconoscibili con un marchio italiano. Ciò che il ministero dell’Agricoltura ha fatto per tutelare l’agroalimentare made in Italy deve essere sviluppato anche per il florovivaismo.
Una tutela del made in Italy che deve arrivare anche sullo scaffale, per permettere al consumatore si sapere cosa sta acquistando.
“Non è possibile vedere al supermercato il prodotto estero – ha spiegato Nada Forbici -. Si parla tanto di sostenibilità: ma perché vendere un prodotto che viene spacciato per mediterraneo ma viene prodotto in Danimarca. Perché comprarlo all’estero quando abbiamo le aziende che sono in grado di produrlo? Forse perché costa meno? E perché costa meno? Perché magari utilizzano dei prodotti che noi non possiamo usare, e quindi migliorano l’intensità di produzione? Perché hanno costi energetici minori dei nostri? Perché hanno una logistica che è migliore? Perché hanno un costo della manodopera inferiore? Questo cammino ha determinato la morte del fiore reciso. Lo importiamo dall’estero: viene coltivato in Africa e nel sud America, con manodopera non legale, con sfruttamento e per di più intriso di pesticidi che noi da anni non utilizziamo più. Perché lo permettiamo?”.
Migliorare il Bonus Verde
Il Bonus Verde è stato recentemente confermato per un triennio: un buon risultato, rispetto alle proroghe annuali, ma non basta. Il tema più attuale è la valorizzazione del verde e l’esigenza di piantare più alberi, ma poi gli incentivi a favore dei privati sono troppo deboli.
“Oggi il Bonus Verde è il bonus che ha la minor percentuale di detrazione: il 36% – ha spiegato Nada Forbici -. Qualsiasi bonus è superiore: dal 50% in su. Abbiamo la necessità di verde e di alberi ma mancano le risorse. Le piante sono “clima”, se l’agricoltura non ha le risorse necessarie, andiamole a prenderle in altri ambiti. Portiamo il Bonus Verde almeno al 50% ed alziamo il limite da 5.000 a 10.000 euro. Perché il Bonus Verde crea un verde diffuso nelle città e dà la possibilità al singolo privato di creare aree verdi che fanno bene a tutti”.