Non è stata una festa delle donne positiva per le vendite di mimose. L’Associazione dei Florovivaisti Italiani stima una perdita del 30% del fatturato complessivo legato al tradizionale business dell’8 marzo, pari a circa 15 milioni di euro nel 2019. Un calo di vendite di mimose in parte determinato dalla fioritura precoce a causa del cambiamento climatico, che ha comportato una minore disponibilità di prodotto e un aumento del prezzo al dettaglio. In parte dovuto ai primi effetti del Coronavirus, che ha determinato una contrazione del 50% degli ordinativi della Gdo.
“La produzione di mimose, tipicamente italiana, rappresenta il 5% della produzione floricola e funge da traino ai commerci della stagione primaverile, oltre a essere una voce di export rilevante, con sbocchi privilegiati verso Est Europa e Russia – spiega Aldo Alberto, presidente dell’Associazione Florovivaisti Italiani -. La ricaduta della crisi si farà sentire su tutto il settore, perché l’attività del comparto è sempre più legata a celebrazioni e ricorrenze: la festa delle donne e San Valentino valgono da soli il 15% del fatturato complessivo”.
Quanto vale il florovivaismo in Italia
Il settore florovivaistico rappresenta in Italia il 5% della produzione agricola totale e si estende su una superficie di quasi 30.000 ettari, contando 21.000 aziende (100.000 addetti), di cui 14.000 coltivano fiori e piante in vaso e 7.000 sono vivai. Il comparto vale circa 2,5 miliardi di euro, di cui il 55% va attribuito ai prodotti vivaistici (alberi e arbusti). In Europa, le aziende florovivaistiche contano un fatturato di oltre 20 miliardi di euro e l’Italia vale il 15% della produzione comunitaria. Tra i maggiori produttori in Italia c’è la regione Liguria, seguita da Toscana, Campania, Sicilia e Puglia.