Nel 1983 nasceva Vivai Flora di Magenta, in provincia di Milano, il primo “seme” della catena che oggi conosciamo come Giardineria. Un’attività pionieristica che ha “fatto scuola” per i garden center lombardi e non solo. Abbiamo incontrato Jimmy Pignatelli, il suo fondatore, per tracciare un bilancio di questi 40 anni.
Nel 1983 i garden center erano quasi assenti in Italia: c’erano negozi dedicati al giardino specializzati negli arredi o nella motocoltura, ma la shopping experience ambientata all’interno di un vivaio con un’offerta multimerceologica era ancora assente e la stessa locuzione “garden center” non era così diffusa e riconosciuta come avviene oggi. Nel 1983 il fenomeno dei “centri bricolage” era poco più che agli albori (il primo Bricocenter venne aperto proprio nel novembre ’83 a Venaria in provincia di Torino), il mercato del pet era controllato da petshop gestiti a livello familiare e internet non esisteva. Un panorama quindi completamente diverso da quello odierno e ricco di opportunità, anche grazie alla crescita dell’economia nazionale generale.
A Magenta, alle porte di Milano, nel 1983 Jimmy Pignatelli e la moglie Ivana inaugurano Vivai Flora, progenitore della catena Giardineria che oggi conosciamo. Un garden center sviluppato all’interno di un’azienda florovivaistica che fin da allora sperimentò attività che oggi sono la normalità di questo concept: come le ambientazioni natalizie e il pet. Un’attività pioneristica che ha intelligentemente precorso i tempi e che, da un certo punto di vista, ha aperto la strada agli altri garden center lombardi, non solo come modello a cui ispirarsi ma soprattutto per alcune sentenze del Tar e per le prime battaglie legali in cui la famiglia Pignatelli è stata coinvolta, nel tentativo di spiegare agli amministratori comunali che i garden center erano una realtà affermata in Europa e potevano diventare un volano di sviluppo interessante anche per i florovivaisti lombardi.
Oggi in Lombardia c’è una normativa regionale che regola l’attività dei garden center florovivaistici e nella “Legge sul Florovivaismo” in discussione in Parlamento c’è il riconoscimento nazionale di questa attività. Ma a metà degli anni Ottanta c’era solo lo spirito imprenditoriale dei manager più illuminati.
Oggi Giardineria di Magenta è un vanto dell’offerta milanese di garden center, con circa 12.000 mq espositivi, e negli anni ha inaugurato anche i negozi di Olgiate Olona (VA) e Travagliato (BS), entrambi con circa 5.000 mq espositivi.
Per ricordare questi 40 anni e tracciare le tappe dello sviluppo di Giardineria, abbiamo incontrato il suo fondatore, Jimmy Pignatelli.
1983: genesi di un garden center
GreenRetail: Vivai Flora è stato una pietra miliare per lo sviluppo dei garden center in Lombardia: come è nata l’idea nel 1983?
Jimmy Pignatelli: È un’idea che arriva da lontano, dai viaggi in Olanda quando ero uno ancora un ragazzo. Non c’erano “garden center” come li intendiamo noi oggi, ma vendevano e presentavano le piante con la logica del “negozio”.
GreenRetail: Vivai Flora all’inizio vendeva solo piante?
Jimmy Pignatelli: Inizialmente vendevamo solo piante. Ma il passaggio alla multimerceologia è stato una semplice conseguenza della nostra attività: avevamo assunto del personale e dovevamo impiegarlo anche al termine della primavera. Abbiamo inserito inizialmente l’ornitologia: allora andava di moda e poi mio padre allevava canarini! Per “tamponare” i mesi estivi abbiamo inserito alcuni mobili in plastica. Il Natale, che abbiamo proposto fin dal 1983, ci occupava i mesi di novembre e dicembre. Allora nessun garden center proponeva un reparto natalizio ed era una bella novità anche per i clienti.
Sempre nel tentativo di destagionalizzare l’offerta e su spunto di qualche viaggio all’estero, abbiamo poi inserito l’acquariologia.
GreenRetail: Siete stati dei pionieri anche dei problemi urbanistici…
Jimmy Pignatelli: Già allora eravamo aperti il sabato e la domenica ed è stata davvero dura spiegare cosa fosse un garden center. Far capire che era un’attività che poteva creare sviluppo. Ho ottenuto la prima licenza commerciale di 150 mq perché avevo inserito i fiori recisi: so che oggi fa ridere, ma in quegli anni era un miracolo.
Allora la mia idea era di far crescere la mia azienda ma anche di far sviluppare tutto il mondo dei garden center. Passavo informazioni a tutti e qualche sentenza del Tar della Lombardia ha fatto la regola e ha aperto la strada a tutti. Oggi non c’è una persona che non sappia cos’è un garden center: in quarant’anni sono aumentati a dismisura.
GreenRetail: I negozi di Travagliato e Olgiate Olona però sono negozi commerciali…
Jimmy Pignatelli: Sì. Travagliato e Olgiate sono tutti commerciali, a Magenta siamo a metà.
GreenRetail: A proposito dei negozi di Travagliato e Olgiate Olona, c’è stato un momento in questa storia in cui volevi creare una catena?
Jimmy Pignatelli: Sì, c’era l’idea di sviluppare una catena e abbiamo aperto alcuni negozi tra cui Travagliato e Olgiate. Ma alla fine abbiamo preferito consolidare il patrimonio che oggi abbiamo a discapito di una crescita dei punti vendita. Oggi però sono contento di essermi fermato e non ho interesse ad aprire un altro negozio!
GreenRetail: Le carenze legislative – che perdurano ancora oggi – non hanno certo aiutato lo sviluppo dei garden center in Italia…
Jimmy Pignatelli: In Regione Lombardia, grazie ad Aicg (Associazione Italiana Centri Giardinaggio – ndr), abbiamo raggiunto un buon risultato. Aicg ha lavorato tanto e ho grande rispetto per questa associazione perché ha aiutato tantissimi operatori. Oggi è molto più facile rispetto a quarant’anni fa: il semplice concetto che un’azienda agricola possa commerciare è un grande risultato!
Pionieri del pet e del biologico nel garden center
GreenRetail: Siete stati tra i primi a inserire il pet nell’offerta e oggi è parte integrante della vostra proposta. Negli ultimi anni però la concorrenza delle nuove catene di petshop, promosse anche dalla Gdo, sta invadendo un po’ tutti i bacini d’utenza erodendo spazi agli altri canali specializzati. Come è cambiato il modo di vendere pet nei garden center?
Jimmy Pignatelli: Se sei “piccolo” avere un rapporto con il pet food non è così semplice, perché sono le multinazionali che determinano i prezzi e i margini e sono molto molto bassi.
Le catene di petshop ci stanno massacrando perché ormai sono ovunque. Noi siamo abbastanza privilegiati: essendo partiti da moltissimi anni abbiamo una clientela storica e siamo sempre molto attenti ai prezzi di uscita. Perché il prezzo non lo determiniamo noi, ma il mercato: oggi dobbiamo assottigliare sempre più i margini per stare sul mercato. Ma, tutto sommato, sono abbastanza contento del pet food: l’acquariologia invece è scesa tantissimo. Dopo il Covid ci sembra che l’interesse stia rapidamente scemando e le nuove normative sui pesci marini rendono tutto più difficile.
GreenRetail: A Magenta avete anche inserito un reparto bio con il franchising di Naturasì. Come sta andando?
Jimmy Pignatelli: Se penso ai margini sarebbe la prima cosa da togliere. Però lo teniamo perché a Magenta c’è una clientela affezionata e nel bacino d’utenza hanno chiuso un paio di negozi specializzati nel biologico. Alla fine occupa solo 300 mq del negozio e serve anche da indotto per tutto quello che proponiamo. Per noi fa parte dell’attività e non consideriamo i costi, ma se dovessi aprire un negozio indipendente…
Le insidie dell’e-commerce dei produttori
GreenRetail: Un altro “mondo” che avete “investigato” dagli albori è stato l’e-commerce. Cosa pensi degli e-shop?
Jimmy Pignatelli: Diciamo che ci stiamo provando e continuiamo a provare, ma non siamo sicuramente i primi del settore. Anche qui i margini non sono soddisfacenti. Ho la sensazione che molti si siano “buttati” sul mercato online, creando così un surplus di offerta con ribassi senza limiti, riducendo drammaticamente i margini.
Per esempio è drammatico quello che è successo con le piscine fuori terra: un mercato che era interessante per i garden center e che oggi è finito a causa della concorrenza diretta dei produttori. Ormai le trovi anche al supermercato. Noi abbiamo la fortuna di avere la logistica in casa: abbiamo capannoni di proprietà per 5.000 mq e 7 metri in altezza e possiamo lavorare fino a 100 container all’anno senza problemi. L’ultimo ampliamento lo abbiamo fatto due anni fa. Non vorrei essere nei panni di chi deve pagare le logistiche esterne.
GreenRetail: E magari i consumatori vengono nel garden center per chiedere assistenza o informazioni sul montaggio dopo aver acquistato online?
Jimmy Pignatelli: Sì, certo: essendo rivenditori abbiamo l’obbligo di fornire una garanzia e un’assistenza di due anni. Così va a finire che i clienti comprano online e poi vengono da noi in negozio per qualsiasi informazione. Per il montaggio, perché il telo è forato, per la manutenzione. Immagino sia un problema anche degli altri miei colleghi.
Uno sguardo al futuro: “il garden center ci sarà sempre”
GreenRetail: Alla luce di tutti i problemi che abbiamo evidenziato, come vedi il futuro dei garden center? In fondo si tratta di “shopping experience” e un’esperienza non si trasporta online…
Jimmy Pignatelli: Il garden center ci sarà sempre. Sarà ridimensionato ma andrà sempre. Dovremo specializzarci molto, molto di più. Oggi un grande limite è la continua ricerca di personale: quando poi spieghi che lavoriamo anche il sabato e la domenica scappano tutti. Noi stiamo pensando di organizzare una scuola interna per educare il personale alla vendita e alla competenza del prodotto. Per decenni non abbiamo mai avuto rotazione del personale, ma negli ultimi tempi sta diventando preoccupante.
Un’altra difficoltà che rende ardua la formazione è il costante aggiornamento con le tante normative.
Piccoli lacci e lacciuoli che ci obbligano a impegnare sempre più risorse solo per districarci dagli aspetti legislativi. Per esempio, vogliono considerare imballaggi i vasi di coltivazione e il discrimine scelto è lo spessore all’altezza della terza metà del vaso. Non c’era un modo più semplice? Per non parlare delle norme sulla privacy che ci hanno obbligato a riprogettare il sito.
GreenRetail: Rifaresti tutto?
Jimmy Pignatelli: È stata dura e continua a esserlo, perché per raggiungere certi obiettivi di fatturato dobbiamo allargare molto l’offerta e i servizi. Però sono contento: ho 77 anni e sono sul pezzo come 40 anni fa! Non puoi mollare niente. Oggi, onestamente, è sempre più difficile perché la competizione è talmente aggressiva, sempre a discapito dei margini.
Tornando indietro con la memoria, sono stati anni veramente difficili. Non solo perché crescevamo – e la crescita va seguita e finanziata – ma per le regole che non erano chiare e certe. E con le “interpretazioni” tu capisci bene che rischi sempre situazioni drammatiche e tempo perso in tribunali. Solo per far comprendere che è un’attività particolare e che ha delle esigenze: valeva quarant’anni fa ma vale ancora oggi. Noi gli stessi problemi li viviamo ancora oggi.
GreenRetail: In che senso?
Jimmy Pignatelli: Per esempio le amministrazioni pubbliche dovrebbero tener conto del cambiamento climatico. Temperature che passano da 12°C a 30°C in un giorno, bombe d’acqua, trombe d’aria: tutti problemi a cui oggi dobbiamo far fronte. Dobbiamo installare teli antigrandine, ombreggi e nuove soluzioni per proteggere le piante in serra. L’anno scorso abbiamo subìto una tromba d’aria con grandine che ha strappato tutti gli ombreggi e piegato le strutture. Viviamo una realtà completamente diversa da quarant’anni fa.